“Vi racconto l’anima degli Appennini in un viaggio alla scoperta di se stessi”. Intervista a Matteo Caccia

il 30/03/2017 - Redazione
Esce oggi “Il silenzio coprì le sue tracce” (Baldini &Castoldi), il nuovo libro di Matteo Caccia, autore che raccoglie, scrive e racconta storie per la tv, il teatro e la radio. Lo ha fatto a Radio 24 con Vendo tutto e Voi siete qui e a Radio 2, per la quale ha scritto e condotto Amnèsia, Una vita e, da settembre 2015, è in onda tutti i giorni con Pascal. Ha creato e conduce Don’t Tell My Mom, story show in scena ogni primo lunedì del mese a Milano. Ha scritto due libri, “Amnèsia” (2009) e “Il nostro fuoco è l’unica luce” (2012). Lo abbiamo intervistato per presentarvi il suo ultimo romanzo.
 
Che il lupo ti porti sulla tua via selvatica… Questo è un libro di ritorno alle origini. Un viaggio in cui il rapporto con la natura è finalmente spogliato di quell’aura idilliaca che riempie tanta vecchia retorica. C’è la lotta, la fatica, la solitudine. È una storia di boschi, animali e uomini in viaggio lungo il Corridoio Appenninico che dalla Liguria arriva fino alla Maremma Toscana. È la ricerca di una donna, incontrata e subito persa in quel mondo antico che è la montagna, che protegge e sfida l’essere umano ogni giorno. Lungo quella via selvatica che è fuori e dentro di noi. Il lupo e l’uomo insieme. Gli esseri viventi più distanti di tutto il regno animale. Ma un incontro può accadere e diventare decisivo: è “Il silenzio coprì le sue tracce”.

Perché proprio il lupo?
“Il lupo è un animale che da sempre affascina il mio immaginario. Da subito però ho voluto evitare di dare un’aurea umana all’animale in sé. Siamo abituati a vedere il lupo come animale cattivo da cui doversi difendere, oppure come un lupacchiotto, il cucciolo tenero e carino con cui giocare. Non è niente di tutto questo. Ho cercato di dare al lupo una sua identità assoluta, perché in realtà questa è una storia che parla di identità. Attraverso quei boschi, quelle case e quelle strade si compie un viaggio, una ricerca che è fuori e dentro di noi. Spinti da quell’urgenza selvatica che in un attimo può cambiare il corso della nostra vita”.

Uomo e lupo. Cosa lega questi due personaggi all’interno del libro?
“Entrambi stanno cercando qualcosa. Il lupo è in dispersione, è solo e alla ricerca di qualcuno come lui, per formare un nuovo branco. L’uomo invece scappa dal branco dell’umanità, dalla civiltà. Due esseri opposti. C’è chi scrive che gli animali si siano evoluti seguendo due strade diverse: la via della scimmia, dalla quale discende l’uomo e la via del lupo. Una cosa sopra tutte ci distingue: l’uomo agisce per opportunismo, il lupo invece per il proprio gruppo”.
 
Dalla realtà al romanzo: la montagna di Matteo Caccia
“Per scrivere questo libro mi sono messo in viaggio lungo gli appennini. Ho percorso le vie impervie, scoperto i luoghi abbandonati dall’uomo che poi hanno popolato questo romanzo. Questo viaggio però non l’ho fatto da solo. Ci tengo a dire che sono stati due gli incontri fondamentali per far nascere questa storia: quello col WAC, il Wolf Appenine Center del Parco Nazionale dell’Appenino tosco-emiliano, dove due ragazzi da soli, due ricercatori, si occupano di monitorare e seguire il viaggio dei lupi lungo tutto l’Italia, fino alle Alpi. Ci siamo scritti a lungo e presto ci vedremo a Torino per presentare insieme il libro. E poi la lettura del libro di Marco Albino Ferrari “La via del lupo: nella Natura selvaggia dall’Appennino alle Alpi”.
 
Perché proprio gli appennini?
“Sono piemontese, nato e cresciuto sulle Alpi. Grandi montagne, ma molto umanizzate, se si può dire così. Sono i luoghi che frequento da sempre, montagne turistiche. Ma negli ultimi tempi ho scoperto gli Appennini. Generalmente in pochi le considerano vere montagne, invece hanno conservato intatta la loro parte selvaggia. Molti luoghi impervi sono tornati alla natura, abbandonati dall’uomo.  Questi sono i luoghi che ho scoperto nel mio cammino. I luoghi dove è tornato il lupo. I boschi che il lupo ha scelto di ripopolare lungo il suo viaggio verso nord: dall’Abruzzo fino alla Slovenia. È la Natura che si riprende ciò che gli appartiene. Il lupo che da solo ha ritrovato la sua strada”.
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