Calcio e cucina condizionano la nostra vita, inutile negarlo. L’Italiano medio ha rinunciato in questi anni a miti, riti, abitudini e vezzi: effetto della crisi, del cambiamento dei costumi, della mutazione antropologica di un Paese che non è ancora a proprio agio nel nuovo secolo che ormai proprio nuovo non lo è più. Sono caduti vecchi riti collettivi e antiche certezze, sono emerse nuove paure, venute a galla inattese fobie. Tutto cambia, ma in questo lunga traversata nel primo secolo del nuovo millennio, due colonne stanno lì a dirci che in fondo molto è cambiato, ma non tutto. Che noi siamo sempre noi, che se l’Italia non si divide più tra fascisti e comunisti, adesso si divide tra giallorossi, viola e bianconeri, tra cultori del vegano e fautori della cacciagione, tra amanti della cucina elaborata e estimatori di poco sapidi legumi. Calcio e cucina, insomma, dominano ancora la vita dell’Italiano medio che a tutto rinuncia meno a che alla buona tavola e alla partita di calcio.
Se il palinsesto delle pay tivù dissemina di partite i nostri fine settimana, emerge prepotente la necessità di conciliare la programmazione televisiva con quella gastronomica, di trasformare quei momenti di socializzazione che sono i pranzi e le cene del sabato e della domenica, anche in momenti di condivisione della passione sportiva. Un cuoco e un giornalista hanno perciò utilizzato i ferri del mestiere per provare a conciliare cucina e calcio. “Forchetta e pallone” è il titolo di un bel libro, intrigante e stimolante, che, mescolando ricette e sociologia, ci propone un “Ricettario di sopravvivenza allo spezzatino calcistico”. Francesco Matteini, a lungo firma di Nazione, Corriere Fiorentino, Stampa e molto altro ancora ha coinvolto nel progetto Marco Romei, giovane ma affermato chef. “Forchetta e pallone”, edito da Effequ e illustrato da Barbara Lamioni, propone infatti un piatto per ogni occasione, a cominciare dall’anticipo domenicale delle 12,30 e il suo inquietante dilemma. Mangio prima, durante o dopo? Se sacrifico il pranzo a un rapido brunch posso scegliere, tra l’altro, tra una delicata Quiche Rivera e una Crostata Gullit dal sapore più sfacciato e inconsueto, grazie ai suoi carciofi ubriachi. Optando per un pranzo flash tra primo e secondo tempo spicca il Carpaccio Antognoni (tonno rosso e insalata alla siciliana), oppure l’Insalatina Valentino Mazzola. La fenomenologia della gastronomia applicata al palinsesto suggerisce ricette per la cena dopo la gara delle 18 (Bavette Hamrin o Linguine Sivori?), per la cena prima del posticipo serale ci sono i lussuriosi Gamberoni Shevcenko o le crespelle Butragueňo; come contributo in caso di invito a casa di amici una certezza come la Tarte Tatin Klinsmann o il delicato semifreddo Socrates.
Francesco Matteini e Marco Romei hanno provato a incrociare due tra i pochi punti fermi che ci restano. Romei mettendo a punto un ricettario che tiene conto anche dei tempi di preparazione, delle condizioni di conservazione e delle possibilità di trasporto delle pietanze a cui viene abbinato anche un vino o una birra. Matteini con un’utilissima guida per orientarsi nella fenomenologia del tifoso, per aiutarci a conciliare al meglio menu e tipologia di commensale. E per unire l’utile al dilettevole, o viceversa.
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