“Un respiro profondo mille anni”, presentazione a Scandicci venerdì 20 settembre

il 18/09/2013 - Redazione

Una storia lunga un millennio e racchiusa tra le pagine di un libro. È quella dell’Abbazia di San Salvatore a Settimo a cui è dedicato “Un respiro profondo” (Polistampa), il volume di Marco Gamannossi che sarà presentato venerdì 20 settembre alle 21.15 proprio nell’antico monastero costruito nel XII secolo (comune di Scandicci). Con l’autore saranno presenti gli onorevoli Simona Bonafè e Dario Nardella, oltre a don Carlo Maurizi e don Timothy Verdon.

La pubblicazione - Gamannossi, giovane storico dell’arte e consigliere della provincia di Firenze, ripercorre nel suo saggio la storia dell’abbazia di Badia a Settimo, una storia lunga un millennio: risale infatti al 1011 il primo documento che attesta la presenza in quel luogo di un monastero fondato dal conte Lotario dei Cadolingi. Edificata nei pressi del fiume Arno – già navigabile nell’XI secolo – e sul crocevia di importanti vie, nel corso dei secoli l’abbazia accolse i pellegrini e immagazzinò enormi quantità di derrate alimentari, provenienti dalle sue proprietà terriere bonificate e dai principali scali commerciali. Centro irradiatore di cultura (possedeva ben 150 volumi in parte manoscritti in loco), nel 1236 passò ai Cistercensi che vi portarono la sensibilità all’arte senese e a quella francese, proseguendo un cammino di apertura a culture lontane che già era presente nel periodo protoromanico. Nel 1783 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, nell’atto di scioglimento dell’Ordine cistercense, soppresse e smembrò il monastero cosicché la Badia fu divisa in due parti, una parrocchiale e l’altra privata. Nell’opera, un’edizione cartonata grande interamente illustrata a colori, le vicende di Settimo sono ricollegate a quelle della città di Firenze, con cui fu in profondissimi rapporti. Sono inoltre descritti i tesori artistici contenuti nella Badia, come lo splendido altare dell’opificio delle pietre dure e le opere Ghirlandaio e della sua scuola, che la rendono un tesoro di cultura e tradizione, un patrimonio non soltanto fiorentino ma italiano ed europeo.

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