“Tra Siena, l'Oriente e la Curia. Beltramo Mignanelli e le sue opere”, se ne parla il 31 marzo

il 28/03/2014 - Redazione

Giramondo, mercante, scienziato e testimone del suo tempo. Il senese Beltramo Mignanelli, vissuto a cavallo tra ‘300 e ‘400, ha avuto una vita “movimentata” e molto prolifica. A ricostruirne la figura e analizzare le sue principali opere è stata la studiosa Nelly Mahmoud Helmy che ha racchiuso la vicenda di questo singolare personaggio nel volume “Tra Siena, l'Oriente e la Curia. Beltramo di Leonardo Mignanelli e le sue opere”, stampato a Roma dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. L’opera verrà presentata lunedì 31 marzo alle 17 a Siena, nella Sala storica della Biblioteca degli Intronati, per iniziativa dell'Accademia Senese degli Intronati, del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali e della biblioteca comunale stessa. Oltre all’autrice, saranno presenti il docente dell'Università di Siena Duccio Balestracci, e Franco Cardini dell'Istituto Italiano di Scienze Umane.

Beltramo Mignanelli - Nato a Siena nel 1370, rampollo di una grande famiglia, Beltramo fin da giovanissimo seguì le orme del fratello Mignanello. alto esponente della comunità italiana a Caffa. La sua prima destinazione fu Damasco dove imparò a parlare correntemente l'arabo, tanto da entrare in contatto stretto con le autorità locali e con lo stesso sultano d'Egitto. Da Damasco ripartì poi per viaggiare in Iraq, in Arabia e forse in Persia. Nel 1400 compì per la seconda volta il pellegrinaggio a Gerusalemme e da quelle terre fu testimone dell'avanzata di Tamerlano che stava conquistando a rotta di collo le terre islamiche. A Siena tornò nel 1403 per abbracciare la carriera politica e diplomatica, restando coinvolto in una fallita sommossa che gli costò cara, prima di ricominciare la sua ascesa legato, questa volta, alla curia pontificia, al seguito della quale partecipò nel 1415 al Concilio di Costanza. Proprio a Costanza, Beltramo redasse due memorie storiche, dedicate l'una alla figura del sultano d'Egitto Barquq, e l'altra alle gesta di Tamerlano. Sempre a Costanza fu redatta anche la sua narrazione del concilio che nel 1417 elesse papa Martino V. Tornato di nuovo a Siena ricoprì ancora ruoli amministrativi e diplomatici, prima di mettersi di nuovo al servizio di un pontefice Eugenio IV, per il quale redasse opere scientifiche nelle quali dimostrò di saper attingere agevolmente a testi latini, arabi, ebraici e greci. Morì ottantacinquenne nel 1456 e fu sepolto nella tomba di famiglia in San Domenico.

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