Sulle tracce di Holmes e Doyle. La casa vuota che deve tornare a vivere

il 28/10/2013 - Redazione

La visita a Eastbourne, complice il tempo infame che ci perseguita, non ha occupato che uno scorcio della mattinata del 31 luglio. E allora, sperando in un atto di clemenza di Giove pluvio, abbandoniamo quello che fu il “buen ritiro” di Sherlock Holmes per incamminarci alla volta della non lontana Crowbourugh. La pioggia, purtroppo, non rallenta. Ma nonostante questo, ignoro lo sbuffare di moglie e figlie e provo comunque a fare sosta nelle vicinanze di “Windlesham”, la casa nella quale Doyle abitò fino alla morte, avvenuta il 7 luglio 1930. È un’attesa vana, perché il maltempo non dà tregua. Così faccio presto a dimenticare le riflessioni sui viaggiatori dell’Ottocento con le quali mi sono cullato a Eastbourne. E comincio a pensare che la malasorte, o uno spirito maligno, si stia accanendo contro il sogno che ho coltivato per anni. Mi invade il timore che lo spiritello mi abbia sì permesso di arrivare in Inghilterra, ma che adesso faccia di tutto per rendere inutile – o quasi – questo viaggio tanto agognato. E, lo confesso, divento di umore nero. Mastico rabbia e non trattengo, anche se sussurrata a denti stretti, qualche colorita imprecazione. Per un po’ mi intestardisco a voler aspettare che il cielo smetta di rovesciarci addosso tutta quest’acqua. Ma, ormai quasi allo scoccare di mezzogiorno, per salvaguardare un clima di serena convivenza familiare, mi rassegno a ripartire.

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