Un affascinante romanzo-viaggio nel Rinascimento, attraverso popoli, paesi, culture. L’esordio nel romanzo di
Carlo Vecce, un importante studioso capace di raccontare come un grande narratore. Si tratta di “Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo” (Giunti Editore) di cui si parlerà a Firenze, nell’ambito di TourismA (Auditorium Palazzo dei Congressi, Piazza Adua 1) venerdì 24 marzo dalle 9 alle 13. L’occasione è data dal convegno Save Art 2023 incentrato sull’estetica del brutto nella storia dell’arte: brutto è bello.
Interventi
9.oo -
Piero Pruneti, direttore Archeologia Viva e tourismA e
Claudio Pescio, direttore Art e Dossier e divisione Arte Giunti Editore
9.15 -
Eike D. Schmidt, direttore Gallerie degli Uffizi, saluto in collegamento dalla Cina
9.30 -
Sergio Rinaldi Tufi, ex direttore dell’Istituto Archeologico dell’Università di Urbino
Ibridi, incroci e altri portenti. L’immagine del diverso nell’Antichità
10.00 -
Mauro Zanchi, critico d’arte e saggista, direttore Museo BACO di Bergamo
La bruttezza del male. Diavoli, mostri e macabri zombie dal Medioevo a oggi
10.30 - pausa
11.00 -
Patrizia Castelli, docente di Iconografia e Iconologia all’Università di Ferrara
La degenerazione della bellezza. Mutamento e disfacimento della natura e dei corpi
11.30 -
Marco Riccòmini, storico dell’arte e saggista
Il brutto come categoria di giudizio. Canoni che cambiano, capovolgimenti del gusto; bello, brutto, camp, kitsch
12.00 -
Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli “L’Orientale”
Sulle tracce di Caterina, la madre di Leonardo. Le origini dell’artista nei dettagli delle sue opere
Il convegno - L’estetica del brutto è da tempo fra noi. Il suo successo si misura nella fortuna di serie televisive come quella su
Wednesday/
Mercoledì Addams o in quello del punk diventato ormai un classico nel settore dell’abbigliamento (pochi mesi fa moriva una delle più attive fra le sue sostenitrici,
Vivianne Westwood, appropriatamente celebrata sui media). Per la saga degli Addams si tratta dell’ennesima rinascita del rovesciamento dei valori consolidati come scelta di libertà creativa; per il punk sostanzialmente la stessa cosa. Nelle avanguardie del Novecento, dal cubismo al dadaismo e oltre, lo spauracchio del brutto è stato più volte imbracciato come un’arma contro le élite borghesi. Il concetto di “brutto” è relativo, almeno quanto quello di “bello”. Ha a che fare con elementi variabili come epoche, luoghi, culture, gusti personali, esperienze vissute… E anche il senso che diamo ai due termini è decisamente mutevole, e può estendersi dalla connotazione estetica a quella morale. Sul bello nelle arti esiste una mole enorme di riflessioni, svolte nel tempo e in luoghi diversi. Meno praticati i territori del brutto. Ad
Arte e bruttezza la rivista “Art e Dossier” dedicherà il suo numero di maggio.
Il volume -
Caterina è una ragazza selvaggia, nata libera, come il vento. Corre a cavallo sugli altopiani del Caucaso, ascolta le voci degli alberi, degli animali, degli dèi e degli eroi. Il suo è un popolo al di fuori del tempo; la sua lingua, la più antica e incomprensibile del mondo. Poi, un giorno, improvvisamente, viene trascinata con violenza nella Storia. Catturata alla Tana, l’ultima colonia veneziana alla foce del Don, inizia un viaggio incredibile per il Mar Nero e il Mediterraneo. Vede le cupole d’oro di Costantinopoli alla vigilia della conquista turca, vede Venezia sorgere dalle acque come in un sogno, e infine Firenze nello splendore del Rinascimento. Ma non è un viaggio di piacere. Caterina è una schiava, una cosa. La sua esistenza si intreccia ora con quella di pirati, soldati, prostitute, altre schiave come lei, avventurieri e mercanti, uomini e donne che l’hanno comprata, rivenduta, affittata. La sua storia è grande e liquida e mobile come il mare che lei ha attraversato. La storia di una ragazza a cui qualcuno ha rubato tutto, il corpo, i sogni, il futuro, ma lei è stata più forte, da sola ha percorso le strade del mondo senza avere paura, ha sofferto, ha lottato, ha amato, ha riconquistato la sua libertà, e la dignità di essere umano. Uno dei figli che ha messo al mondo quando era ancora schiava, Caterina l’ha amato più della sua vita. E sa che lui l’ha amata allo stesso modo, anche se non ha mai potuto dirglielo, non ha mai potuto chiamarla mamma, e lei doveva fingere che non fosse suo figlio. La sua felicità è stata dargli tutto quello che aveva: il suo infinito amore per la vita, per le creature e per la libertà. Il nome di quel bambino, lo conosciamo tutti. Era
Leonardo. Anche a noi Caterina dona gioia e libertà, ma ci chiede molto in cambio. Svegliarci, come da un lungo sonno senza sogni. Aprire gli occhi. Capire che la sua non è la storia di un passato lontano e favoloso. È la storia di oggi: di una straniera al gradino più basso della scala sociale e umana, di una donna scesa da un barcone e venuta da chissà dove, senza voce né dignità. Per questo bisogna raccontarla. Per Caterina. Per le sue sorelle che muoiono nel mare che lei ha varcato, e che soffrono intorno a noi
L’autore - Carlo Vecce, studioso della civiltà del Rinascimento, si è dedicato soprattutto alla figura e all’opera di Leonardo da Vinci. Per Giunti ha pubblicato, con Carlo Pedretti, il
Libro di pittura (1995) e il
Codice Arundel (1998), e numerosi altri saggi, fino al recente
La biblioteca di Leonardo (2021). Ha diretto programmi di cooperazione culturale in India e in Cina, ed è stato distaccato all’Accademia dei Lincei. Insegna all’università di Napoli L’Orientale.
SAVE ART. BRUTTO è BELLO (giuntitvp.it)