Storie di barrocciai. Roberto Menichetti racconta il mercato di san Lorenzo a Firenze coi suoi protagonisti

Scandicci il 18/01/2023 - Redazione
Doppia presentazione per “Storie di barrocciai” (Edizioni Effigi) di Roberto Menichetti, volume dedicato al mercato di san Lorenzo, nel cuore di Firenze, un mosaico sociale in continua trasformazione. Si parte giovedì 19 gennaio alle ore 18 a Scandicci, nella Saletta CNA, Via 78esimo Reggimento Lupi Di Toscana (Ingresso libero fino ad esaurimento posti). Oltre all’autore intervengono Claudia Sereni, assessora alla cultura del Comune di Scandicci; Paolo Barbanti; Massimo Borchi, fotografo professionista ed ex barrocciaio del mercato. Letture di Stefano de Martin. Modera Franca Gambasi, presidente Associazione Arco. Sabato 21 gennaio alle ore 17.00 l’appuntamento è invece a San Casciano in Val di Pesa, nella Sala conferenze Lucia Bagni della Biblioteca comunale, in via Roma 37. Dialogano con l’autore Maura Masini, assessora alla cultura del Comune di San Casciano Val di Pesa, ed Emanuela Rossi, Docente di Antropologia Culturale Università degli Studi di Firenze. Letture di Stefano de Martin.

Il libro – “Non conosco molti luoghi al mondo dove si fa un mercato con le stesse bancarelle nello stesso posto e tolte la sera, alla fine il mio lavoro era quello. Per trentacinque anni ho lavorato nel mercato di san Lorenzo, nel cuore di Firenze, tutte le sere quando la luce del tramonto colora di rosa la città e la mattina presto prima dell’alba. Era come entrare in una dimensione parallela, costellata da personaggi particolari, che interagendo con l’ambiente hanno creato vere e proprie storie. Ho vissuto questa esperienza come un viaggio in un altro paese, e proprio come quando vai in un altro paese, studi i codici comportamentali, cerchi di adattarti senza mai staccarti dai tuoi valori. Bellissimo e vivo studiarne i limiti e cercare di comprenderne la portata. È stato un esercizio mentale interessante cercare di identificarmi nelle persone che ho conosciuto e capirne meglio dubbi e progetti. Ho smesso di lavorare a malincuore, era un lavoro di fatica e il corpo non resiste all’infinito, anche per gli orari impossibili. Tornare a casa alle 22 o 22.30 mi creava problemi. Ma quando è venuta a mancare questa quotidianità si è creato un vuoto. Mi mancavano le atmosfere e i personaggi sembravano protagonisti di un libro di Jorge Amado o di Vasco Pratolini. Le storie, invece di leggerle, le vivevo con persone in carne ed ossa. Da qui la necessità di ricomporre un mosaico sociale che non sarà mai veramente completo perché è in via di trasformazione continua anche in questo momento”.
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