“Siena sotto choc verso La grande bellezza”. Parla il docente Francesco Zucconi

il 10/03/2014 - Redazione

Il trionfo agli Oscar de La Grande Bellezza e in seguito il record di ascolti del passaggio televisivo hanno posto l’opera di Sorrentino al centro dell’attenzione mediatica italiana. Un film che scava nella natura umana, portando a galla i difetti e le contraddizioni dei nostri tempi in maniera magistrale, come ci racconta il professor Francesco Zucconi, docente all'Accademia Albertina di Torino e membro del Centro Omar Calabrese dell'Università di Siena, esperto di cinema e cultura visuale.

Dopo il passaggio in prima serata La Grande Bellezza ha scatenato un ampio dibattito in rete, come non se ne vedevano da tempo su un film italiano, tra sostenitori e detrattori. Come giudica lei questo scontro?
«Credo che quando si discute di cinema sia sempre positivo. Siamo davanti a una pellicola molto importante, in grado di restituire un’immagine dell’Italia di oggi nelle sue contraddizioni, un film molto coraggioso perché affronta il contemporaneo nei suoi eccessi. Ritengo che se è stato apprezzato sia stato per il lavoro basato su sequenze di immagini di forte impatto simbolico e questo ha suscitato molta attenzione da parte del pubblico. Le polemiche che ci sono state penso derivino semplicemente da situazioni contestuali».
Sorrentino ha deciso di ambientare alcune scene del suo film al Giglio, secondo lei perché la Toscana attira così tanto l’attenzione dei registi, spesso anche internazionali?
«Il Giglio è un luogo in cui è presente una ferita aperta riguardante il protagonista, ma anche una ferita del nostro paese e del mondo intero. Questa è un’operazione in controtendenza rispetto all’abituale paesaggio da cartolina per cui viene utilizzata la Toscana. La storia del cinema ci insegna che la grandezza di un territorio non si restituisce con sequenze stereotipate, ma mostrandolo a tutto tondo come fa Sorrentino inquadrando la Concordia sugli scogli».
La Roma descritta da Sorrentino ha sinistre somiglianze con la Siena degli ultimi anni, arroccata su se stessa e con pochi impulsi in grado di scuoterla dal suo torpore.
«Credo che Sorrentino parli soprattutto di una deriva che riguarda l’Italia intera, una deriva che caratterizza il nostro presente con un persistente senso di smarrimento. Siena, come ci ha raccontato la cronaca, dall’immagine di città ideale ha poi mostrato il suo ventre, una dimensione caricaturale e una tendenza all’eccesso che viveva sotto traccia. La Grande Bellezza si riferisce a dinamiche patologiche dell’Italia e anche di zone come Siena, che ha rischiato di bruciare le sue ricchezze. Si deve quindi avere il coraggio di mostrare questi problemi, come fa anche Lo Cascio ne “La città ideale”: restituire un territorio manifestandone il potenziale di luci e ombre è un ottimo servizio; in questo momento Siena è al centro del mondo proprio per questo motivo, una città in difficoltà può porsi come luogo dell’immaginario centro di un mondo a sua volta in crisi».
E’ la vista della Concordia a far tornare la speranza al protagonista nel futuro. Pensa che un disastro simile (come può essere la crisi di Mps) sia lo shock che serve anche a Siena per ripartire e ritrovare la sua spinta creativa?
«Credo che questo Siena lo stia già facendo. La candidatura a Capitale della Cultura è in questo senso una mossa vincente, partire dalla crisi per non nascondere le proprie difficoltà ma usarle per andare avanti portandosi dietro il proprio patrimonio culturale. In un certo senso è importante non lavare i panni sporchi in casa ma mostrare la capacità di affrontare e superare i problemi».

Francesco Anichini

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