Incontriamo Monica Antes a Firenze, presso la sala denominata “la stanza di Dino Campana” all’interno dell’ex ospedale psichiatrico nel grande parco in via San Salvi. Qui, in una fresca serata primaverile, nonostante l’ora e il luogo, si tiene l’insolita presentazione del volume e,il pubblico non manca. Monica Antes,è un’insegnante di lingue in pensione ed anche una delle maggiori esperte tedesche di letteratura italiana contemporanea, si è occupata a lungo del poeta di Marradi Dino Campana e adesso presenta il suo ultimo lavoro: “Amo, dunque sono. Sibilla Aleramo, pioniera del femminismo in Italia" (Mauro Pagliai Editore). La scrittrice, da buona poliglotta, presenta il suo libro in italiano, accanto a lei, per dipingere i tratti del testo, Paolo Pianigiani e Silvano Salvadori, responsabili del sito www.dinocampana.it
Signora Antes perché ha deciso di occuparsi di Sibilla Aleramo?
“In gran parte è stata una coincidenza, come succede spesso nelle cose della vita. Durante il periodo in cui insegnavo, ho trascorso un anno sabbatico in Italia, e mentre imparavo meglio la vostra lingua ho conosciuto una signora che insegnava italiano cui ho espresso il mio desiderio di occuparmi di uno scrittore di letteratura contemporanea. Mentre ne parlavamo, la mia interlocutrice, che era di Alessandria, città natale di Sibilla Aleramo, mi ha detto: “forse posso indicarti una figura interessante da studiare meglio: Sibilla”.
Cosa si è propone di raccontare con questo lavoro?
“Innanzitutto vorrei far conoscere a tutti la figura letteraria, artistica, ma soprattutto umana della Aleramo, e non solo ad un pubblico di esperti. Si tratta di una donna forte, tenace, che ha saputo vivere la sua vita tra mille difficoltà, umane ed economiche, in un periodo in cui le donne non avevano diritti civili e politici di adesso. Sibilla lottò per realizzarsi e, in questo senso, fu un’antesignana del femminismo. Nel 1899 diresse la rivista “Italia Femminile” dove pubblicava profondi articoli sul ruolo sociale della donna”.
Ha scoperto qualche curiosità studiando attentamente le carte della Aleramo?
“Sì molte. Sibilla era una donna passionale, provocatoria, se si pensa allo pseudonimo che scelse Aleramo, anagramma di “amorale”; ma lei non è stata una persona amorale, semplicemente ha vissuto una vita fuori dagli schemi dell’epoca ed ha amato molto. È stato emozionante riprendere in mano i suoi appunti, alcuni anche intimi, alcuni struggenti, come il passo in cui parla del momento in cui dovette lasciare suo figlio, nato in seguito alla violenza da lei subita: “«Vado», gli dissi piano, «è già l’ora, sii buono, voglimi bene, io sarò sempre la tua mamma…» e lo baciai senza poter versare una lagrima, vacillando”.
Quale è il tema centrale che ripercorre la vita e le opere di Sibilla Aleramo?
“Sicuramente l’amore è il tema dominante dell’opera della Aleramo, tanto è vero che uno dei suoi libri di maggior successo si intitola proprio “Amo, dunque sono”, e riporta un po’ alla mente il cartesiano cogito ergo sum. Nel mio libro cito Paolo Mantegazza, medico, antropologo e scrittore fiorentino, autore de La fisiologia dell’amore. L, lui scrive “Se vivere vuol dire esistere nella forma più bella della vita, l’amore è la ricchezza, è il lusso, è lo splendore della vita: l’amore è il divino dell’umano”. Sibilla nella sua vita conoscerà fin troppo bene gli alti e bassi dell’amore, alternando brevi fasi di felicità e lunghe fasi di sofferenza”.
Negli ultimi anni della sua esistenza la Aleramo, conobbe personaggi molto noti come Togliatti, D’Annunzio ed ottenne anche qualche riconoscimento per quello che aveva scritto?
Sì , lei voleva fare un po’ da talent scout diremmo oggi, voleva scoprire nuovi talenti, e quando pensava di aver trovato un bravo poeta andava da D’Annunzio e gli diceva “Ho scoperto il tuo successore, c’è un nuovo vate”. Il successo dei suoi libri non fu costante, la sua autobiografia Una Donna, fu molto letta, e lo è ancora adesso. Però ci furono anche fallimenti come quello del romanzo Il passaggio (1919) che la amareggiarono molto. Conobbe Palmiro Togliatti, che le fu vicino negli ultimi anni, mandandole anche delle rose, come rivela uno dei suoi appunti che ho pubblicato. Quanto ai riconoscimenti, nel 1947, la Mondadori pubblicò una selezione delle sue liriche con il titolo Selva d’amore e questo volume ricevette l’anno successivo il prestigioso Premio Viareggio.
Chiara Masini
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