Se non puoi camminare… corri! Nevio Mìnici racconta che fantastica storia è la (sua) vita

Firenze il 30/12/2020 - Redazione
Nevio Mìnici, tra i fondatori nel 1982 e poi presidente dell’Associazione Toscana Paraplegici, che ottenne a Firenze la prima Unità Spinale d’Italia, ha partecipato anche alla fondazione della Federazione Associazioni Italiane Paraplegici, lottando sempre per la “vita indipendente”. Oggi settantenne, Nevio ci regala “Se non puoi camminare… corri!” (Mauro Pagliai), cento pagine sulla durezza e la bellezza della vita. Nato nel 1950 in provincia di Arezzo, cresciuto nel turbolento Oltrarno fiorentino degli anni ’60, ne ha 22 quando rimane paralizzato in seguito a una bravata. Sull’argomento leggiamo poche parole: “avevo avuto troppo, forse per questo prendevo tutto per gioco… facevo le cose più stupide per il gusto di rischiare: quella sera volevo fare il delinquente scassinatore e ho avuto quello che mi spettava”. Invece il libro è tutto sulla seconda vita, con qualche salita sì, ma “ne è valsa la pena”. D’altra parte dové subito farsi nuovi amici perché, nel frattempo, quelli di prima erano diventati “tossici” e tra i superstiti “quei due o tre che continuavano a venirmi a trovare – scrive – dovettero smettere, perché mia madre gli dava la colpa di quanto mi era successo”. Non mancano situazioni esilaranti, come quando Nevio dice a un’infermiera “fammi toccare le poppe e muoverò le braccia” e lei, palpata, fa un gran sorriso credendo di aver fatto il ‘miracolo’, mentre il nostro è da una settimana che aveva ricominciato a muoverle… Ricoverato in Baviera per un intervento alla vescica Nevio, accortosi che il reparto pullula di infermiere carine e sorridenti, vorrebbe comunicare ma non sa il tedesco: alla visita di controllo sei mesi dopo si presenterà parlando quella lingua in modo comprensibile: ha preso diverse lezioni. E quando la bella Andrea, oggi sua moglie, finalmente gli rispose “ti amo anch’io” Nevio scoppiò di gioia: “non avrei mai dovuto deluderla, non avrebbe mai dovuto pentirsi”. Nel 1986 nasce Julia, loro grande orgoglio, oggi manager alla J.P. Morgan di New York.

Il filo conduttore del libro sono le mille conquiste e i traguardi raggiunti con gli amici dell’Associazione Toscana Paraplegici, un’eccellenza italiana, se è vero che tanti disabili si sono trasferiti qui da altre regioni solo per stare meglio. Intessuta di vigore e fragilità, imbroglio ed onestà, la storia di Nevio ci offre pagine umane ed autentiche. In punto di morte il padre gli fa: “Niente da dire, sei stato un bravo figliolo. Tu e tua moglie vi siete comportati molto bene con noi. Ma tu da giovane eri una grande testa di c.” mentre la mamma, che non era mai riuscita ad accettare del tutto la sua tetraplegia, lo rimprovera dolcemente: “Io ti avevo fatto perfetto…”. Quando a un giovane di vent’anni, pieno di salute, capita all’improvviso di rimanere completamente paralizzato, allora desidera solo morire, ma basta una speranza e la voglia di andarsene si trasforma in volontà di vivere. “L’idea di scrivere questo libro mi è venuta quando ho saputo che stanno preparando una legge per il suicidio assistito. Viviamo in un paese che riconosce i diritti ai disabili, ma non li concede, lasciandoli spesso abbandonati a se stessi e alle famiglie. Io penso che dovrebbero concederci la possibilità di vivere, prima di darci quella di morire”. (AP)
 
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