Se non ci fosse l’isola che non c’è. Rotta verso il lido incantato tra immaginazione e realtà

il 09/08/2010 - Redazione

Seconda stella a destra…Peter Pan ce l’ha insegnato a tutti, più o meno eterni bambini, quanto sia semplice la rotta verso quell’isola che non c’è. Poche indicazioni, tanta fiducia e molta immaginazione e tutto è fatto per approdare in quella spiaggia di una realtà incantata. La rotta è semplice e basta essere ostinati nel seguirla. E’ ben più difficile comprendere però cosa c’è o ci dovrebbe essere in quell’isola che non c’è. Il rischio? Quello di non perdersi dritto fino al mattino e salutare un’alba che non fa splendere di nuova luce spiagge, onde, scogli o quanto si era immaginato. Sì, perché se l’immaginazione è utile per trovare la rotta, il pensiero diventa indispensabile invece per individuare la meta. Una ricerca estenuante di quanto è immaginazione da contrapporre alla realtà. Quella realtà dei non sognatori di peterpaniana memoria della quale noi tutti bravi utopisti inorridiamo. Ma il fascino dell’utopia non sta nell’essenza stessa del sogno e del suo rincorrerlo? Quell’isola che non c’è non avrebbe poi tutto questo appeal se per raggiungerla non occorresse seguire le stelle. La stella, anzi. La seconda a destra in un mare di astri. Ma individuarla, anche questo è semplice più di quanto si pensi. E allora, nuovamente, dove è il fascino di quest’isola se è così facile da trovare? Sta nella difficoltà di capire cosa significa, per ognuno di noi, questa nuova meta da inseguire. Questo sì che è difficile. Ed è semplice invece perdersi per capirlo perché non si può contare su stelle a destra o sinistra, su un’alba o qualsiasi altra indicazione. La bussola interiore è il solo strumento su cui fare affidamento pur nella consapevolezza della sua frivola inaffidabilità. E’ inutile infondo cercare quell’isola che non c’è se non si ha chiaro quello che si desidera. Vero è, però, che proprio nei momenti di minor chiarezza si confida nell’inseguimento di un lido incantato. O forse lo si fa per un innato e incontentabile senso volto alla ricerca continua dell’Itaca. Ma tutto questo significa solo mettersi in cammino per la ricerca della seconda stella a destra e non dell’isola che non c’è. Il pericolo qui è molto più alto perché si può approdare in un’isola che non c’era. Il mito, quello dell’isola che non c’è, di Utopia o di Atlantide, non sarebbe potuto esserci senza una realtà da contrapporre e dalla quale fuggire cercando di scoprire quello che si nasconde dietro all’apparenza della quotidianità. Ma, si sa, rincorrere i miti è affascinante in sé e per sé. E allora dritti fino al mattino…senza dimenticare di guardar sorgere il sole. E’ sorto tutti i giorni ma è ciò che dà luce anche all’isola che non c’è.

Cristian Lamorte

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