Nei suoi libri c’è la sintesi di un uomo straordinario che ha fatto della cultura, dell’ironia e delle buone maniere, uno stile di vita. Era nato il 14 agosto 1916 a San Quirico d’Orcia, dove ha sempre vissuto eccetto dei brevi periodi; e oggi, nella notte scorsa, Orfeo Sorbellini se ne è andato, all’età di 94 anni. Un personaggio che ha caratterizzato la cittadina della Val d’Orcia del Novecento, ne ha cambiato le abitudini, raccontandone con arguzia e dovizia di cronaca le vicende, l’ha fatta conoscere in Italia e all’estero.
La vita - Una laurea in lettere con la tesi sulla Chiesa della Collegiata, poi parte per l’Albania per la seconda guerra mondiale. I suoi racconti nelle serate d’inverno nel suo studio, erano un viaggio nella storia, fra aneddoti e curiosità, da restarne affascinati. Si domandava come mai un giovane dovesse essere mandato in guerra, perfino in Albania. Descrivere Orfeo Sorbellini a chi non lo ha conosciuto non è compito facile. Va a Roma per insegnare il professor Sorbellini, ritorna a San Quirico agli inizi degli anni Sessanta, e assume il ruolo di direttore didattico nei circoli di Pienza e Montalcino. “Tornando il fine settimana da Roma con l’auto attraverso la Cassia – mi raccontava qualche anno fa –, pensavo al nostro bel paesino, così sobrio, medievale, ben collocato; pensavo alla gente di San Quirico, infaticabili lavoratori e persone dalle grandi virtù morali. Ma ci mancava ancora qualcosa”.
Il padre del Barbarossa - Suo fratello Carlo in quegli anni di San Quirico d’Orcia ne era il primo cittadino. Orfeo divenne presidente della Pro Loco, era pieno di fantasia, un vulcano di idee, sempre accompagnato da quell’ironia intelligente e mai invadente. “Così studiando più volte la storia del nostro paese – spiegava – ho chiarito l’episodio storico più importante, ovvero l’incontro di Federico I di Svevia e gli inviati di Papa Adriano IV. In una notte nacque la Festa del Barbarossa: decisi i nomi dei Quartieri, pensai agli stemmi, all’araldica, ai colori, cercai i nomi dei possibili Capitani, scrissi le regole e il copione della rievocazione. La mattina seguente San Quirico aveva il suo Barbarossa”. La festa è stata una sua creatura che ha seguito ed animato fino a qualche anno fa, la raccontava con il suo fido microfono momento per momento, sul sagrato della Collegiata come nel piano alto degli Horti Leonini. Festa che proprio quest’anno (12-20 giugno) festeggia la cinquantesima edizione, e c’è da starne certi, non mancheranno momenti particolari dedicati al professor Sorbellini.
Giornalista e tanto altro - E stato imprenditore lungimirante, fondando la Fam, azienda edile oggi affermata; è stato giornalista, collaborando con La Nazione per anni e anni; scrittore divertito di storia locale. Un esempio concreto di come si possa coniugare una vasta cultura con l’amore per la propria comunità. Un maestro di vita per generazioni, uomo tenace, concreto ed educato, con un consiglio da dare in ogni momento, un sorriso, una buona parola. Ha animato una comunità per decenni, organizzatore vivace ed entusiasta di momenti culturali, basti ricordare quando fece gemellare San Quirico con Saarbrucken, portando i sbandieratori in Germania e in Europa. In intimità non poteva esimersi dal fare una battuta spiritosa, sul quello o quell’altro episodio. Gli piaceva prendersi in giro: ad esempio il suo problema di udito lo rende pubblico in calce ad un articolo sul periodico locale “Notizie sanquirichesi” firmandosi…il vostro Orfeo, ormai Sordelliti. Le bandiere di Borgo, Canneti, Castello e Prato domani saranno listate a lutto, e lo accompagneranno per l’ultima volta. Ciao Orfeo, elegante maestro di vita.
Lorenzo Benocci
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