"Se fossi fuoco, arderei Firenze", parla lo scrittore Vanni Santoni

il 12/01/2012 - Redazione

Se avesse avuto la necessità di un titolo "forte" per attrarre i lettori, Vanni Santoni, scrittore di Montevarchi con un legame quanto mai forte con il capoluogo toscano, non avrebbe potuto trovare di meglio. Si intitola "Se fossi fuoco, arderei Firenze" il suo terzo romanzo, che arricchisce la produzione dopo "Personaggi precari", il volume d'esordio, e "Gli interessi in comune", pubblicato nel 2008 da Feltrinelli. Ma non c'era necessità di stupire nel titolo perché Santoni ha già il suo discreto seguito, come testimoniano anche diverse recensioni che si trovano on line. Quest'ultima fatica letteraria è stata sostenuta da Laterza, che ha creduto nelle potenzialità del giovane toscano il quale, alla narrativa, affianca una intensa attività di scrittura in quotidiani e riviste, oltre al suo blog. I suoi gusti musicali poi sono quanto mai degni di nota, vista la passione per l'hardcore punk della West Coast. Roba che in tempi di Lady Gaga, suscita commozione.

Iniziamo dal titolo, provocazione o desiderio represso?

"Se fossi fuoco, arderei Firenze era il titolo di lavorazione. La frase stava già nel libro: la pronuncia Annabel, una delle ventitré protagoniste, verso la fine. Tuttavia l’entusiasmo mostrato verso di esso tanto dalla direttrice letteraria di Laterza quanto di vari amici interpellati in merito mi hanno convinto a tenerlo, anche se cercavo qualcosa di più sintetico. Credo che più che una provocazione sia una rappresentazione di quel sentimento di amore-odio che Firenze inevitabilmente ispira ai suoi abitanti".
Questo libro poteva essere scritto solo da un fiorentino?
"Solo da un montevarchino! Sicuramente è un romanzo la cui stesura non può che prendere le mosse da una lunga permanenza in città, ma trovo che mi abbia aiutato essere fiorentino di adozione, essermi approcciato a Firenze arrivando da fuori, come lo studente su cui si apre la narrazione, e aver quindi cercato di capirla e farla mia poco alla volta. Uno dei motivi ulteriori per cui ho tenuto il titolo di lavorazione è in effetti il fatto che Cecco Angiolieri è senese e quindi esterno a Firenze come me".
Qualcuno ha definito il suo lavoro una guida-romanzo, che ne pensa?
"Per scrivere Se fossi fuoco arderei Firenze sono partito dai luoghi, e quindi c’è molto della città a livello di descrizioni, aneddoti, topografia. Laterza ha anche deciso di inserire una mappa in apertura, per aiutare nell’orientamento i lettori. Ma questa forte attenzione ai luoghi è semplicemente una caratteristica del romanzo, che non ne fa dunque una guida, anche perché il nodo centrale è rappresentato dalle interazioni tra i personaggi e ancora di più dalle loro vicende interiori".
I protagonisti sono felici o delusi dalla loro città?
"Essendo così tanti, sono tante anche le opinioni e le sensazioni su Firenze. Certo, non è un romanzo in cui si salta di gioia, anzi spesso nei cuori dei suoi protagonisti c’è rabbia, disillusione o anche disperazione, ma sotto sotto non sono pochi quelli che questa città la amano moltissimo. Sicuramente tutti, a parte forse Vieri e Niccolò, la trovano difficile. Credo che Firenze sia un luogo in cui essere giovani e precari, come lo sono buona parte dei protagonisti del romanzo, è più difficile che altrove, in quanto ovunque vi riverbera la storia, una storia di grandezza che nel confronto fa sentire ancora più precari, instabili, privi di passato e di possibile futuro".
Ci sono punti di contatto con il precedente Gli interessi in comune?
"Sicuramente la coralità della narrazione. Un personaggio come Ander, poi, potrebbe benissimo essere stato in contatto con Iacopo, il Mella e compagnia, prima di trasferirsi a Firenze e passare a sostanze meno gestibili... E allora forse potremmo dire che un altro punto in comune è proprio la città, che se ne Gli interessi in comune era vista comunque come un punto d’arrivo, un miraggio quasi, in Se fossi fuoco arderei Firenze si è finalmente arrivati e i veli di maya si sollevano per lasciare posto a una realtà dettagliata e non necessariamente soddisfacente per i protagonisti".
Lei scrive anche su quotidiani e riviste: se domani le dicessero che non può più farlo che occupazione si troverebbe?
"Dopo aver lavorato all’estenuante montaggio e revisione di In territorio nemico, altrimenti detto “Grande romanzo SIC” ho scoperto di essere diventato un discreto editor, quindi magari mi muoverei in quella direzione".
Non è materia letteraria ma vorrei chiederle un giudizio sul sindaco Renzi…
"Sono contento che abbia pedonalizzato via Tornabuoni e via Martelli, ma dall’altro lato spero che comprenda che il modello della città-vetrina è sterile e alla lunga dannoso".
In una foto che appare on line lei indossa una maglia dei Black Flag, dunque non posso fare a meno di chiederle: hardcore punk californiano o i sempre buoni tre accordi dei Ramones?
"Assolutamente costa ovest. Bad Religion su tutti, poi Dead Kennedys, Black Flag, Minor Threat".

Valerio Cattano

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