“Scrivo per aprire porte alla ricerca”. Parla il Marco Ciampolini, dell’Accademia di belle arti di Carrara

il 26/10/2009 - Redazione

La Provincia di Siena ha patrocinato e contribuito alla realizzazione dei volumi “Pittori senesi del Seicento” a firma dello storico dell’arte Marco Ciampolini. Un lavoro che, il Professor Ciampolini, docente di storia dell’arte all’Accademia di belle arti di Carrara, ha preparato in dieci anni, ricostruendo il profilo biografico e artistico dei 56 pittori senesi presi in esame. Il volume è una trilogia che rende merito e omaggio agli artisti oggi considerati “minori”, ma che negli anni in cui hanno prodotto le loro opere d’arte, contribuirono alla formazione e all’accrescimento culturale di Siena. Ancora una volta lo sguardo sulla cultura vuole essere lungo, spaziando oltre lo studio degli artisti di alto lignaggio, per apprezzare ogni periodo della storia che, con le sue immagini, inesorabilmente plasma il presente e il futuro. Il lavoro di ricerca attento e preciso, analizza la vita e il catalogo ragionato delle opere dei 56 pittori presi in esame, con dipinti, disegni preparatori e riproduzioni ad incisione dei pittori seicenteschi.

Perché viene data poca considerazione alla cosiddetta “arte minore”, ovvero a tutte quelle opere che vanno oltre il Trecento e il Quattrocento?
"Il Seicento è un periodo poco considerato, perché Siena è da sempre stata definita medievale, la ragione è una questione di moda. Gli altri secoli oltre il medioevo scontano una poca considerazione, un declassamento immotivato. Oggi è prassi inventarsi i luoghi comuni, come un luogo comune è considerare Siena la culla dell’arte gotica e Firenze quella del rinascimento. I luoghi comuni che banalizzano e semplificano la complessità fanno vendere il prodotto. È come avere un marchio, una griffe della moda, in altre parole, anche nell’arte ci si omologa al consumismo del marchio. Indubbiamente il periodo gotico è il più importante, ma non è l’unico."
La poca conoscenza delle arti minori sconta forse la lettura di libri troppo specialistici?
"Non li definirei specialistici, ma settoriali, nel senso che analizzano soltanto delle cose, lasciando perdere delle altre. Quando scrivo cerco sempre di lasciare delle porte aperte alla riflessione e soprattutto alla ricerca, dando la sensazione che la storia dell’arte non può mai essere esaustiva."
Come andrebbe raccontata la storia dell’arte?
"Dipende da chi sono i fruitori, se il testo si rivolge all’intenditore, allora la storia e la conoscenza vanno approfondite, altrimenti il discorso deve essere diverso. Il problema di una città come Siena ad esempio, è quello di far conoscere la città ai suoi abitanti. Il mio lavoro è estremamente specialistico, ma è rivolto a tutti, chiunque può trovarci notizie."
Qual è il ruolo degli storici dell’arte?
"È quello di far conoscere le opere. Il nostro fine è quello di accrescere la conoscenza. Soprattutto credo che in un periodo estremamente consumistico, sia importante far vedere le differenze sulla base di una diversa scala di valori. In passato veniva data importanza a cose, che oggi non riusciamo neanche a capire, perché tutto è basato e misurato sul ritorno economico, mai su quello culturale. Eppure dobbiamo tenere ben presente che se non avessimo tutte queste opere d’arte l’industria del turismo e tutto ciò che gli ruota intorno, sarebbero molto dimensionate."

Elisa Manieri


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