Scrivere, il piacere di un’esigenza

il 29/03/2010 - Redazione

C'è una strana e piacevole alchimia di sensazioni di fronte ad un foglio bianco. E' un mix tra il lieve timore di non riuscire a raccontare e la forte volontà di trovare le parole. Quelle parole che quasi per grazia ricevuta hanno un significato universale di fronte alla fievolezza, invece, di tutto quello che rappresentano I pensieri, le emozioni o I ricordi. Capita di essere disorientato al cospetto di questo potere taumaturgico insito nelle parole, ma quel che è certo è che il piacere della scrittura risiede nella volontà di mettere alla prova te stesso scandagliando nel più profondo dell’essere. Ecco come l’iniziale disorientamento lascia spazio invece ad un piacere della scoperta guidato dalla bussola di un foglio che comincia ad essere costellato di parole, delle tue parole. La scrittura è forse il miglior esempio di un viaggio introspettivo a tal punto che, più di un piacere, diventa un’esigenza. Malattia e cura del proprio pensare, la scrittura diventa la diagnosi e l’antidoto dell’innata e inspiegabile volontà dell’animo di dover raccontare o doversi raccontare. Ed è forse da qui che nascono il diario o il romanzo autobiografico come forma primordiale della scrittura. Italo Svevo, nel dicembre del 1902, oltre vent’anni prima che fosse pubblicato La Coscienza di Zeno che ha già di per sè una forte connotazione introspettiva e autobiografica, scriveva nel suo diario “Io voglio soltanto attraverso a queste pagine arrivare a capirmi meglio. L’abitudine mia e di tutti gli impotenti di non saper pensare che con la penna alla mano (come se il pensiero non fosse più utile e necessario al momento dell’azione) mi obbliga a questo sacrificio. Dunque ancora una volta, grezzo e rigido strumento, la penna m’aiuterà ad arrivare al fondo tanto complesso del mio essere". Se il piacere della lettura risiede nel conoscere l’altro, quello della scrittura trova spazio nel conoscere te stesso. La scrittura è spesso sinonimo di intimità nell’accezione più profonda del termine. Basti pensare a quanti significati o a quanti valori abbia per noi, per ciascuno di noi in maniera differente, il semplice scrivere. Paradosso per eccellenza il fatto che proprio ciò che è fatto di parole non trovi il significato universale delle parole per descriverne il valore o il significato. Ma forse è questo paradosso a rendere la scrittura una così affascinante esigenza ancor più che un piacere. C’è adesso una strana e piacevole alchimia di sensazioni di fronte ad un foglio non più bianco. E’ un mix tra il lieve timore di essere riuscito a raccontare e la forte volontà di continuare a trovare le parole, le tue parole. Eccoti di fronte ad un nuovo viaggio alla scoperta di te stesso. Eccoti di fronte ad una nuova pagina da scrivere.

Cristian Lamorte

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