Quali modelli di finanza al tempo della crisi. Come rendere maggiormente partecipative, e quindi democratiche, le scelte che riguardano il sistema del credito e delle banche. Se ne è parlato al Salone del libro in occasione della presentazione del libro “La democrazia in banca” (Ecra) di Alessandro Azzi. E si è quindi parlato anche di Siena, anche perché tra i relatori c’era il presidente di Banca Mps ed Abi, Giuseppe Mussari che prima dell'incontro si era fermato allo stand di toscanalibri.it.
La democrazia economica - “In seguito alla crisi economica del 2008 – ha detto Mussari – oggi sempre di più si sente l’esigenza di una ‘democrazia economica’, un sistema che punti a rendere maggiormente conto all’opinione pubblica ed ai soggetti di riferimento sulle attività aziendali. Si tratta, insomma, di riscoprire le radici delle nostre banche, come quelle del Monte dei Paschi che trovano la loro ragion d’essere nel contrastare l’usura, a sostegno delle famiglie e delle attività imprenditoriali”. Democrazia delle banche che significa anche regole certe e non solo ricerca esasperata del profitto. “Dopo la grande crisi - ha detto Roberto Mazzotta, già presidente di Cariplo e Banca Popolare di Milano - si sta cominciando a cambiare rotta e tutti concordano nella necessità di un ‘mercato delle regole’, tenuto conto anche che compito delle banche non è solo fare profitto ma valutare e misurare gli effetti delle sue azioni sulla clientela e sulla società”.
Le banche di credito cooperativo - Un ruolo centrale, nonostante dieci anni fa in molti ne annunciavano la fine, può essere svolto dalle banche del credito cooperativo “che rappresentano un pezzo importante del sistema del credito in Italia con le loro 400 banche, 160 miliardi di euro di raccolta diretta e, soprattutto con una partecipazione alle assemblee sociali che supera mediamente le 300mila persone”, come ha ricordato Alessandro Azzi, presidente di Federasse, l’associazione delle banche di credito cooperativo. “Anzi, nel loro caso si può quasi parlare di “suffragio universale del credito”, un esempio concreto che la finanza non necessariamente deve essere gestita in santuari lontani ma può essere condivisa anche nelle comunità, in modo democratico”.
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