Riflettori puntati su Siena capitale europea della cultura. Intervista a Pierluigi Sacco

il 14/11/2011 - Redazione

Obiettivi, strategie e programmi di lavoro. Nell’agenda di Pierluigi Sacco, dopo la nomina a direttore per la candidatura di Siena capitale europea della cultura, gli appuntamenti si sovrappongono specie quando, come in questi giorni, viene nella città del Palio per incontrare istituzioni ed esperti al fine di dar vita ad un progetto di candidatura efficace. Nell’agenda, però, anche una breve visita alla festa del libro e al salone degli editori senesi per toccare con mano l’essenza culturale di questa città. “E’ sempre una gran bella sensazione vedere così tanti bambini intorno ai libri”, si lascia andare il professor Sacco non appena varcata la porta della tendostruttura allestita a La Lizza. Proprio qui, circondati dai titoli e dalle pagine simbolo della cultura, sediamo ad un tavolo per un’intervista e per comprendere meglio come sta proseguendo il cammino che, nel 2019, potrebbe portare Siena a diventare capitale europea della cultura.

“Il percorso è solo agli inizi - sottolinea Pierluigi Sacco -, in questo momento tutte le città stanno prendendo le misure a questo progetto che oggettivamente è diverso da quello che la gente pensa che sia. Partecipare ad una gara per la capitale europea della cultura non significa presentare un programma il più bello possibile o mostrare di avere le migliori perle del patrimonio artistico e culturale. Di tutto questo alla Comunità Europea interessa poco, anzi, quanto più una candidatura si concentra su questi aspetti tanto più la Comunità è portata a dire "che bisogno avete allora di fregiarvi del titolo di capitale europea?". Il senso di questa candidatura è quello di prendere i problemi reali di questa città, affrontarli e risolverli attraverso un progetto concreto basato sulla cultura. Tutto questo non vuol dire che Siena non possa esserlo, ma non può diventarlo in quanto città d'arte. Il progetto che dobbiamo presentare deve essere forte e, allo stesso tempo non può cadere dall'alto ma deve essere basato invece sulla partecipazione.E per partecipazione non s'intende una somma di tanti particolarismi ma una raccolta ragionata di contributi intorno a poche idee ma importanti”.

E Siena a che punto è di questo percorso?
Innanzi tutto qui c'è una grande tradizione di partecipazione, dialogo e aggregazione collettiva grazie alla storia di questa città e grazie anche alle contrade stesse. Questo non è un aspetto da sottovalutare perché se per i senesi può sembrare normale è invece una ricchezza di prim'ordine. Il problema casomai risiede proprio nel patrimonio culturale che, o diventa il punto cardine di un progetto intelligente o trasforma la città in una Disneyland. Una città che vive di turismo rischia anche di morirne, basta pensare a Venezia. Quello che facciamo fatica a capire in Italia è che il settore di produzione culturale creativa è una delle industrie più grandi d'Europa. Siena è fatta ad hoc per diventare una città incubatrice di una nuova generazione di imprenditorialità creativa attirando, perché no, anche risorse esterne. Anche per questo è stato appena formato un comitato internazionale con esperti che vengono da diversi territori europei e che avranno il compito di darci un indirizzo e dei pareri sul progetto di candidatura. Entro breve, credo la fine dell'anno, daremo la lista dei nomi e faremo la presentazione".
E sul piano locale?
"Da questo progetto nessuno deve sentirsi escluso e proprio in questi giorni è in via di definizione il comitato locale per aprire dei canali di ascolto e di proposte grazie al quale tutto il territorio potrà essere in grado di discutere con chi lavora materialmente al progetto. Il nostro obiettivo è essere operativi a tutti gli effetti all'inizio del 2012 per offrire corpo e gambe al progetto e, di pari passo, fare in modo che l'intera città possa sentire propria questa sfida".
Quali sono i prossimi passaggi per la definizione della candidatura?
“Entro i primi mesi del 2013 tutte le città italiane che vogliono candidarsi devono presentare ufficialmente il proprio nome ed il proprio dossier. A cavallo dell'estate dello stesso anno ci sarà una prima scrematura che porterà ad una lista ridotta e che saranno i cosiddetti "finalisti".
La commissione giudicatrice dell'Unione Europea è fatta da sette componenti designati da Comunità Europea e suoi organi e sei componenti indicati dal Governo italiano. Dopo la scrematura ci saranno le osservazioni al dossier presentato per poi arrivare alla decisione finale che, in teoria dovrebbe essere nel 2014 ma si prevede già uno slittamento al 2015 a causa del copioso numero di candidati.
Non ci resta quindi molto ma ogni cosa a tempo debito, dobbiamo fare in modo che nel 2012 si accendano i riflettori su Siena".
Quali potrebbero essere i vantaggi che ne trarrà la città in caso di aggiudicazione della candidatura? “Non tanto il fatto che Siena è una città culturalmente importante quanto casomai che è una città innovativa in ambito culturale. Questa sarebbe la più grande pubblicità per attrarre investimenti e investitori dall'esterno pronti a scommettere su questo territorio. Il secondo tipo di vantaggio è che la capitale ha delle precise scadenze nella realizzazione dei progetti e questo permette di ragionare, specie in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, più a lungo termine".
Ma sono necessarie risorse…
"Quando i progetti sono buoni le risorse si trovano sempre. Non dobbiamo pensare di poter contare solo sulle risorse del territorio, che indubbiamente sono importanti, ma anche su quelle derivanti da fuori. Difficile adesso dare delle cifre precise sulle risorse necessarie prima di definire concretamente il progetto".
Quali allora gli aspetti più critici in questa sfida?
“La città non mi sembra abbastanza convinta del potenziale che ha a disposizione. Siena vista da fuori non è la stessa che vedono i senesi con occhio spesso critico. Questa è una città che negli anni è stata amministrata bene, con un alto livello della qualità della vita e di partecipazione. Gli ingredienti per un progetto vincente ci sono tutti ma i senesi, proprio perché ci vivono tutti i giorni, fanno fatica a vedere le effettive potenzialità che qui ci sono e tendono ad essere qualche volta un po' troppo pessimisti. Io ho scelto di lavorare per questa città perché sono profondamente legato a Siena da sempre e perché ho visto oggettivamente le sue potenzialità per diventare un laboratorio di una nuova politica culturale in cui l'Italia possa rilanciarsi a livello internazionale".
E in un momento dove l'immagine del nostro Paese non è delle migliori questo percorso diventa più difficile?
"Teniamo conto del fatto che in Europa c'è una forte distinzione tra l'immagine istituzionale dell'Italia e l'immagine invece come territorio. Quest'ultimo aspetto non ha perso credibilità come ha fatto invece perlomeno una parte della nostra classe dirigente. L'Italia vista da fuori è un Paese molto più attraente rispetto a chi lo rappresenta in ambito istituzionale. Ecco come la candidatura a capitale europea della cultura va vista anche come una straordinaria opportunità per rilanciare l'immagine del nostro Paese in ogni suo aspetto"
Quanto ci crede in Siena capitale europea della cultura?
"Profondamente. Con una buona dose di entusiasmo e tanta voglia di fare e mettermi al lavoro"

Cristian Lamorte

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