Questo grande Eroe aveva per me un'affezione speciale. Mi teneva sulle sue ginocchia, mi chiamava la sua cara bambina, mi baciava, passando la sua mano gloriosa fra i miei capelli e da Lui stesso fui battezzata col nome di Repubblica. Un giorno mia madre si lagnò con Lui per il mio carattere rivoluzionario e instancabile nel giuoco. La mia grande vivacità lo indusse a chiamarmi a sé facendomi notare che è ben vero che avevo il sangue garibaldino nelle vene, ma tuttavia la mia spensieratezza avrebbe finito per guadagnarmi dell'insensata. Così scriveva nel suo diario Repubblica Fadigati (1868-1954), quasi certamente figlia naturale di Giuseppe Garibaldi, alla cui figura fu legata a doppio filo per un'intera esistenza. Genziana Ghelli, psicologa esperta di ricerche nel campo degli alberi genealogici, ricostruisce la storia della Garibaldina attraverso documenti originali inediti, tra lettere, pagine di diario e foto d'epoca. Il risultato è il romanzo storico La Garibaldina. Repubblica, figlia di due padri (Mauro Pagliai Editore) che sarà presentato lunedì 21 giugno alle ore 17,30 ad Arezzo, nella Sala del Consiglio Comunale (Piazza della Libertà). Saranno presenti, oltre all'autrice e all'editore, il sindaco Giuseppe Fanfani, l'assessore alle Attività Produttive Alessandro Giustini e l'assessore regionale al Bilancio Riccardo Nencini.
La storia - Fu probabilmente lo stesso Paolo Fadigati, all'anagrafe padre di Repubblica, a chiedere alla moglie, Palmira Visioli, un figlio di sangue garibaldino. Repubblica non rivelò mai i suoi veri natali, probabilmente per proteggere la madre, ma neppure nascose i forti legami con l'Eroe dei due mondi. Fu lui, grande amico di famiglia (era già stato padrino al battesimo di due figli di Paolo Fadigati), a crescerla, e Repubblica diventò la sua più accesa sostenitrice. Pur non potendo seguirlo nelle sue numerose imprese, nondimeno combatté in nome degli stessi ideali grandi battaglie civili, ottenendo importanti conquiste, come il riconoscimento della prima pensione statale ai reduci dell'impresa dei Mille. Lei, che era conosciuta come "capace di mutare gli animi spenti in speranze novelle, attizzare le folle con la sola parola", fu insignita dal Sindaco di Milano del titolo di 'Cittadina', e fu la prima donna a cui venne ufficialmente permesso di vestire l'uniforme garibaldina.
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