Nel Partito comunista avere ragione fuori tempo è il delitto supremo. Questa frase di Raymond Aron scritta sul frontespizio di Memorie comuniste (Sarnus) sintetizza l’essenza del libro di Renzo Bardelli, una raccolta di ricordi privati e politici per ripercorrere la storia del Partito Comunista e talora per metterne in luce i limiti. Nella Galleria Pio Fedi di Firenze, oltre all’autore e all’editore, sono intervenuti alla presentazione il giornalista Mauro Banchini, che ha scritto la prefazione del volume, e Claudio Rosati, direttore responsabile della rivista “Storia locale”. È proprio Banchini a porre l’attenzione sulla copertina del libro: Guardate, ci sono tre tessere: quella della Gioventù italiana dell’azione cattolica del 1952, quella della Federazione giovanile comunista italiana con la data 1955, e quella del Partito comunista italiano del 1959. Ebbene io sono nato nel 1952; mentre l’autore di questo libro era sindaco di Pistoia, io ero un semplice consigliere comunale in uno sperduto paesino. Io ero della Dc, Bardelli del Pci, ma mi legano a lui l’amicizia e la voglia di pensare alla politica con la P maiuscola. Come conferma poi Bardelli, questo libro è scritto col cuore e con alla base una grande spinta ideale: Vorrei che lo leggessero i giovani perché c’è bisogno di seminare per dare alle nuove generazioni dei modelli sani di politica da cui partire; dei modelli che vanno però presi dal passato.
Dalle pagine di “Memorie comuniste” emergono tantissimi episodi di politica nazionale e internazionale, intrecciati alle esperienze di chi invece faceva politica in periferia, in una delle tante province toscane. Il volume è corredato da belle foto d’epoca dove si possono riconoscere Togliatti, Berlinguer, Craxi, Napolitano ed altri. Ci sono poi vecchi articoli di giornale che citano Bardelli e le sue prese di posizione. Tra gli episodi più salienti dei quattro capitoli di cui è composto il libro - L’identità del comunismo, Esperienze personali nel Pci, Anni ’80: i nodi al pettine e infine Ancora nel Pci, in attesa di Godot - si può citare l’amicizia con Giorgio Napolitano di cui l’autore esalta la coerenza politica e la stima per Ingrao e Cossutta. Bardelli invece se la prende con due leader storici del Pci: Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer. Su Togliatti il giudizio è particolarmente severo ma anche su Berlinguer, uno dei leader più benvoluti della sinistra, Bardelli non fa sconti, evidenziandone i limiti e gli errori nel desiderio di realizzare un nuovo modello di socialismo all’Ovest. Come sottolinea anche Rosati nella sua postfazione, il testo, che si intitola “Memorie”, potrebbe intitolarsi “Nostalgie comuniste”. Si parla, infatti, del comunismo ricordandone i meriti e i demeriti, si sdogana il pianto di Occhetto alla Bolognina, ma si parla a tutto campo anche degli opportunismi e della real politik di alcuni politici nostrani; è un libro fatto di umanità perché non bisogna dimenticare che la storia è fatta da uomini e donne.
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