“Pittori Senesi del Seicento” è la tappa conclusiva con la quale Marco Ciampolini, professore di Storia dell’arte moderna presso l’Accademia delle Belle Arti di Carrara, completa un’importante iniziativa editoriale promossa dalla Provincia di Siena, realizzata con l’Associazione culturale Saturnus e il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi, della Collezione Koelliker e altri importanti sponsor.
Tre volumi, editi da Nuova Immagine Editrice, che costituiscono un’enciclopedia monumentale ed una raccolta di monografie inerenti 57 pittori attivi a Siena nel diciassettesimo secolo. 1248 pagine di testo, 566 tavole a colori e 1800 voci bibliografiche: un notevole contributo alla ricerca storico-artistica che ha visto la sua realizzazione - grafica, fotografia, redazione, stampa e confezione – interamente in territorio senese. Un volume che mostra al pubblico come l’arte senese vada ben oltre quel “sogno gotico” che da sempre la rappresenta in Italia e nel mondo, svelando nuovi aspetti e prospettive di un secolo artisticamente prolifico come il Seicento.
Possiamo dire che questi volumi sono finalizzati a far conoscere la bellezza di un secolo a torto considerato minore?
“Certo. Dobbiamo dire che fino a poco tempo fa questo secolo, il diciassettesimo, non era affatto considerato e valorizzato relativamente alla nostra città. E questo per una ragione banale per quanto sconcertante: perché la mentalità storico-artistica dell’Ottocento, e in parte anche del Novecento, tendeva ad assegnare a luoghi e personaggi “etichette precise ed assolute”, per cui Siena doveva essere identificata con quel Gotico che meglio di ogni altro periodo la rappresenta. Il fatto che il Gotico senese sia un fenomeno di portata europea non vuol dire però che debbano essere trascurate le altre fasi della storia artistica della nostra città, la quale – è bene ricordarlo – mantenne la sua autonomia amministrativa interna anche nel Seicento e quindi ebbe una propria autonomia artistica ben oltre la fine della Repubblica”.
E’ un’opera unicamente per specialisti o una lettura fruibile da parte di tutti?
“Decisamente un’opera fruibile da parte di tutti. Questi tre volumi sono una ricca guida di carattere enciclopedico che i senesi, e tutti gli amanti della storia dell’arte, possono usare per conoscere meglio le ricchezze della nostra città. Ovviamente non è un libro “da leggere” – se mi si passa l’espressione – ma da consultare. Per mezzo di un ricco indice dei luoghi, dei nomi e dei soggetti, il lettore può andare a vedere cosa è conservato in questa o quella chiesa; o viceversa, una volta vista un’opera artistica in loco, può andare a consultare i tre volumi per saperne di più. Insomma, un voluminoso testo che permetta a tutti di conoscere meglio il territorio senese, anche quello della provincia e dell’antico Stato, al quale generalmente si tende a pensare meno quando si parla di arte senese”.
Dunque alla luce dei suoi studi, possiamo parlare, anche per il Seicento, di scuola senese?
“Naturalmente, ma è bene sottolineare che la scuola senese seicentesca era già considerata dai contemporanei, e quindi noi, oggi, non facciamo altro che rivalorizzare questo secolo, dando voce a fonti, scritti e meravigliose opere offuscate – come ricordato prima – dallo splendore del Gotico. Già nel 1615 abbiamo un testo che testimonia l'importanza degli artisti senesi del Seicento nel contesto italiano e questo ci fa capire la considerazione della scuola di Siena con le sue peculiarità e i suoi caratteri distintivi perfettamente riconoscibili”.
Cinquantasette artisti censiti: dunque anche una base per le future ricerche storico-artistiche?
“Direi ben più di cinquantasette artisti, se consideriamo anche quelli dei quali non sono riuscito a rintracciare opere. Il ricercatore ovviamente può trarre informazioni preziose da tali volumi. Per esempio, materiale che prima era disperso, come per Francesco Vanni, trova invece in questa pubblicazione una sua unità, facendo risparmiare tempo e fatica agli studiosi. Ma è anche uno strumento utile per sapere se esistono determinati dipinti; e se di tali dipinti ci sono illustrazioni, disegni preparatori e stampe riproduttive. Insomma, tre volumi che cercano di soddisfare le esigenze del lettore e dello specialista”.
Si può affermare che nella sua opera vengono aperte anche nuove prospettive di ricerca?
“In questi volumi i lettori possono trovare opere nuove e nuovi percorsi stilistici di grande interesse. Per portare un esempio, viene qui sottolineata l’influenza di Rubens su Bernardino Mei: una teoria da me già proposta in passato e che in questa sede trova una sua perfetta collocazione. Dobbiamo ricordare che fino ad oggi non esisteva una monografia vera e propria del Mei, e dunque l’aver raccolto in un’unica pubblicazione le informazioni disponibili al riguardo ha evidentemente permesso di far luce su aspetti che in passato non erano emersi”.
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