Quando cade l’acrobata entrano i clown. Walter Veltroni racconta la tragedia dell’Heysel

il 03/06/2010 - Redazione

Non voglio capire che negli stadi si possa morire,
che negli stadi ci può essere anche il colore del sangue.
Questa una delle frasi più significative contenuta nel libro di Walter Veltroni Quando cade l’acrobata, entrano i clown. Heysel l’ultima partita (Einaudi editore) presentato a Firenze, nella Sala delle Feste di Palazzo Bastogi. Si tratta di un monologo teatrale scritto da Veltroni su commissione del Festival Teatro Musica di Ravello per ricordare una delle giornate più nere del calcio e della vita sportiva di tutti i tempi.

La presentazione - A presentare il volume bastano le poche parole dette ad inizio presentazione dal consigliere regionale Enzo Brogi, che ha ricordato a tutti la necessità di ricordare quanto avvenne quel terribile 29 maggio del 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, quando Juventus e Liverpool dovevano sfidarsi per la finale della Coppa dei Campioni. Veltroni inizia poi a leggere il suo libro; ne recita le prime toccanti pagine e, trattandosi proprio di un monologo teatrale, la lettura a voce alta è la forma migliore per apprezzarne il contenuto. La voce è quella di un ragazzo che ricorda la sua ultima notte, la notte del dramma allo stadio Heysel. La racconta con i toni dolci del fidanzato che non potrà più vedere la ragazza lasciata a casa, a cui aveva raccontato una bugia per nascondere la sua sfrenata passione per il calcio (Ti avevo detto che andavo a Londra e invece sono a Bruxelles). Dalle parole pronunciate da Veltroni emerge la crudezza del dramma, di uno stadio trasformato in teatro dell’assurdo, di vite distrutte, di trentanove morti e seicento feriti, ragazzi andati lì per divertirsi trovatisi immersi nella tragedia. Il mondo del calcio ha conosciuto un prima e un dopo Heysel. Dopo quella dramma, il calcio si è dato più regole ed è stato fatto lo sforzo di rendere gli stadi dei luoghi più sicuri. Perché non si può immaginare che in uno stadio si possa soffrire, e piangere per qualcosa diverso dal risultato.

Chiara Masini

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