Il titolo del libro - Qualcuno con cui parlare. Israeliani e palestinesi - riprende una delle interviste, raccolte dall’autrice Francesca Borri, dove parlano un’israeliana con una figlia uccisa in un attentato sucida e un palestinese con una figlia uccisa a un checkpoint: "Due vecchi amici che chiacchierano d’istinto in arabo e ebraico insieme, due vite e due voci che finiscono per diventare una sola, indistinte e condivise come la guerra e la terra che le unisce. Ma Qualcuno con cui parlare è anche, soprattutto, una frase tipica del dibattito politico, sia tra gli israeliani che tra i palestinesi, l'unica cosa che a volte sembrano condividere, l'alibi dietro cui trincerarsi, l'idea che non esista nessuno con cui parlare, dall'altra parte del Muro". Il volume sarà presentato nell’ambito del cartellone della Caprillina in un incontro coordianto da Beppe Ranucci sabato 2 luglio alle ore 19, al bar ristorante San Martino in via E. Mayer 50 a Livorno. Al termine a tutti i partecipanti sarà offerto un cocktail.

La pubblicazione - Francesca Borri la prima volta andò in Palestina con il progetto di fermarsi tre mesi per scrivere la tesi per un master, ma ci rimase tre anni e scrisse questo libro pubblicato oggi da ManifestoLibri. Afferma l’autrice: “Diciotto interviste a donne e uomini dalle storie e ferite diverse, ma che continuano a sentirsi prima di tutto persone, rivendicando identità più larghe, varie e complesse di quelle consentite dalla classificazione e costrizione in israeliani e palestinesi. Nella convinzione che per sconfiggere il fondamentalismo altrui, sia indispensabile cominciare dalla decostruzione del proprio - perché beit, alla fine arabo e ebraico hanno la stessa parola per dire casa".