Goliardia. Il tradizionale spirito che anima le comunità studentesche permette di accompagnare gli studi con il divertimento, con il gusto per la trasgressione e la compagnia, la ricerca dell’ironia e del piacere sia a livello fisico che culturale. Le Feriae Matricularum, rinomata espressione di goliardia nell’ateneo senese, rappresentano per la città una tradizione ultrasecolare che si rinnova nel corso degli anni con caratteristiche e modalità diverse, ma con un unico denominatore comune: ciò che viene fatto dalla matricole nel loro periodo accademico resta impresso indelebilmente nella memoria dei facenti parte di questa “comunità”. Ne abbiamo parlato al bar Conca d'Oro luogo tradizionale di ritrovo dei goliardi senesi, con due Princeps, capi cioé delle Feriae: Guido Marzucchi, detto “Poppino” e attuale Princeps, e Giuliano Catoni, Princeps nel 1959 detto "Il Gatto", docente universitario e autore del volume “I Goliardi senesi e il Risorgimento” (Edizioni Effigi - primamedia editore), a breve nelle librerie con una riedizione arricchita da un testo inedito di Luca Virgili detto “Il Fresco”, intitolato “Di canti di gioia”.
Com’è cambiata la goliardia nel corso degli anni?
G. M - “Finchè non sei alla fine del tuo percorso universitario, non ti rendi conto di quello che vuol dire essere matricola. Per quanto mi riguarda, posso dire che chiaramente le matricole di oggi, rispetto a quando ho iniziato gli studi, un po’ sono cambiate. Per prima cosa nel numero, dato che siamo diminuiti di un 20-30%, sia per causa nostra sia perché è un movimento sociale e quindi non ha un andamento lineare ma bensì ha una parabola che va di alti e bassi. L’importante è che non muoia, anche perché a tirarlo su ci pensiamo noi!”.
G. C. - “Attraverso i tempi cambia il rapporto fra gli studenti e la città ed anche con il modo di divertirsi. Guardando alla storia della goliardia, non solo senese ma anche italiana ed europea, chiaramente le cose sono cambiate molto. Resta però il fatto di voler vivere questo periodo particolare della gioventù in maniera del tutto particolare, impegnandosi sì per diventare ciò che si vuole essere nella vita, ma facendolo insieme a compagni che poi rimangono come figure senza dubbio fondamentali per tutta l’esistenza. Si rimane amici per la pelle e si diventa ciò che si è proprio in quel periodo”.
Come si può spiegare questo senso di appartenenza per chi vi vede da fuori?
G. M. - “Siena è una città abbastanza chiusa e gelosa delle sue tradizioni. Ed anche per goliardo senese è più difficile far capire quello che vive, così come per un turista è complicato venire qui e capire il Palio. Però quello che vorrei che trapelasse è che non siamo solo un gruppo di ragazzi che si diverte, fa cene e feste, a volta anche con modalità un po’ al di sopra delle righe. Quella è solo una piccola parte. La cosa fondamentale è che chi viene qui trova un gruppo di amici splendidi che poi rimangono per tutta la vita. Insieme ad una vera e propria scuola di vita che ti dà la fortuna di crescere in maniera tale, almeno spero, da dare i suoi frutti anche una volta terminato il percorso di studi”.
G. C. - “Chi ci vede da fuori dovrebbe pensare che le Feriae rappresentano una tradizione ultrasecolare (nata nel XV secolo) che trascende ogni tempo e che è fortemente vincolata e vicina ad ogni evento storico importante della età moderna. Il tutto dettato da un forte amore per la cultura e per l’impegno socio-politico che ha sempre accompagnato il movimento delle Feriae. E questo mi auguro che sia un megafono di risonanza anche per gli studenti più avveduti di oggi”.
Curtatone e Montanara, quanto siete orgogliosi di essere figli di coloro che combatterono sul campo di battaglia?
G. M. - “Più che orgogliosi, siamo onorati. Dopo 150 anni rimane il ricordo e il senso di appartenenza ad una goliardia fortemente legata e protagonista anche nella storia della nascita del nostro paese. Così quest’anno abbiamo anche deciso di dedicare il sabato immediatamente successivo all’operetta (che per inciso s’intitola “L’Eletto, ovvero non facciamo propaganda”, anticipata a mercoledì 11, giovedì 12 e venerdì 13 maggio a causa del silenzio elettorale) ad una giornata intera di festeggiamenti che verrà chiamata “Garibal-day" in programma, lo ricordo, il 14 maggio per le vie del centro di Siena”.
G. C. - “Basti pensare che il monumento che si trova nell’atrio del Rettorato dell’Università nacque per iniziativa dei goliardi del 1891 per testimoniare questa grande partecipazione sentimentale per ciò che avevano fatto i fratelli passati. Ed è anche curioso ricordare che il monumento doveva essere pagato con i ricavati dell’operetta del 1891: ovviamente gli studenti del tempo non ce la fecero, però insomma è apprezzabile la buona volontà. In ogni modo, mi sembra molto significativo che, cento anni dopo l’inaugurazione del monumento (avvenuta il 29 maggio 1893), i princeps e la balìa di allora mi chiesero di scrivere un libro per ricordare Curtatone e Montanara. Il volume, insieme all’attuale ristampa e all’inaugurazione della mostra “Correreremo insieme sotto il Tricolore” al Santa Maria della Scala, testimonia una grande vicinanza e un senso di appartenenza ad una tradizione che è sempre molto viva nel cuore e nella mente degli studenti senesi”.
Quale il rapporto delle Feriae con la città di Siena?
G. M. - “Ultimamente stiamo incontrando alcune difficoltà. Forse perché in passato ci sono stati dei piccoli episodi spiacevoli che hanno un po’ minato la fiducia nei nostri confronti. Oggi comunque la situazione è un po’ cambiata, il nostro essere goliardi viene sempre fatto nei limiti della norma. In ogni modo, se devo fare il punto della situazione, dico che stiamo pagando un po’ di nostri errori, ma che anche dall’altra parte, specialmente quella delle istituzioni cittadine, c’è poca apertura nei nostri confronti. Il Comune non è riuscito, o non ha voluto, darci uno spazio per fare le prove della nostra operetta senza mai disturbare nessuno. E questo mi sembra un po’ pretestuoso perché significa non ascoltare un’esigenza di quella che, a mio parere, è una vera e propria istituzione di Siena, cioè quella delle Feriae Matricularum”.
G. C. - “Il rapporto è vario. Se guardiamo al passato ci sono stati periodi in cui la cittadinanza partecipa con felicità alle iniziative goliardiche ed altri in cui le Feriae non vengono viste di buon’occhio. Ma questo fa parte dell’ordine naturale delle cose, i tempi cambiano e le concezioni mutano. Alcune manifestazioni possono dare fastidio, soprattutto per quello che concerne la morale. In ogni modo, le Feriae rappresentano sempre qualcosa di particolare che è sempre riuscito a inserirsi nella vita e nel tessuto sociale di Siena”.
Le Feriae hanno una proposta per i candidati a sindaco?
G. M. - “Chiederei una maggiore tutela, un maggiore ascolto e un pizzico in più di rispetto nei nostri riguardi”.
G. C. - “Intanto potrebbero chiedergli il teatro gratis per lo spettacolo goliardico. Ed anche un centro di ritrovo dove poter fare le prove. Io mi ricordo che nei miei anni da Feriae le contrade ci davano un po’ di spazio ed oggi questo è più difficile. Però il fatto che ci siano ancora la tradizione dell’operetta e quella del numero unico è una cosa stupefacente. Non c’è in nessun altro centro universitario. Certo viene fatto per divertimento. Però è un impegno che si fa apprezzare perché rileva una capacità e una facoltà da parte dei giovani goliardi che hanno una grande rilevanza, per certi versi, anche nel sociale”.
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