Premio per la letteratura di viaggio l’albatros, premiati Domenico Quirico e Paolo Ciampi

Palestrina il 03/07/2017 - Redazione
Nella splendida cornica del Complesso degli Edifici del Foro di Praeneste a Palestrina, sabato 1 luglio la giuria ufficiale presieduta da Carmine Abate, Dora Albanese, David Frati e Carola Susani ha assegnato il Premio per la letteratura di viaggio l’albatros - Città di Palestrina 2017 a Domenico Quirico con “Esodo. Storia del nuovo millennio” (Edizioni Neri Pozza). La giuria degli studenti ha decretato vincitore lo scrittore Paolo Ciampi con “Per le foreste sacre” (Edizioni dei Cammini).
 
Il Premio - Il Premio e Festival per la letteratura di viaggio l’albatros - Città di Palestrina è dal 1998 il primo festival letterario italiano interamente dedicato al viaggio che per dieci giorni promuove incontri letterari, spettacoli musicali e  reading letterari nei luoghi più suggestivi di Palestrina (Rm), nota per l’importante patrimonio storico–archeologico che possiede.
 
Esodo - Questo libro è la cronaca dei viaggi fatti in compagnia dei migranti nei principali luoghi da cui partono, e in cui sostano o si riversano. In questo senso, è il racconto in presa diretta dell’Esodo che sta già mutando il mondo e la storia a venire. Una Grande Migrazione che ha inizio là dove parti intere del pianeta si svuotano di uomini, di rumori, di vita: negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente, dove la sabbia già ricopre le strade e ne cancella il ricordo; nei paesi dove tutti quelli che possono mettersi in cammino partono e non restano che i vecchi. Termina nel nostro mondo, dove file di uomini sbarcano da navi che sono già relitti o cercano di sfondare muri improvvisati, camminano, scalano montagne, hanno mappe che sono messaggi di parenti o amici che già vivono in quella che ai loro occhi è la meta agognata: l’Europa, il Paradiso mille volte immaginato. In realtà, il Paradiso è soltanto l’albergo fatiscente di civiltà sfiancate e inerti, destinate, come sempre accade nella Storia, a essere prese d’assalto da turbini di uomini capaci di lasciarsi dietro il passato, l’identità, l’anima. Da Melilla, l’enclave spagnola che si stende ai piedi del Gourougou, in Marocco – dodici, sonnolenti chilometri quadrati cinti da un Muro in cui l’Europa è, visivamente, morta – fino alla giungla di Sangatte, a Calais, dove la disperata fauna dei migranti macchia, agli occhi delle solerti autorità francesi, le rive della Manica con la sua corte dei miracoli, tutto l’Occidente, dai governanti ai sudditi, sembra ingenuamente credere di poter continuare a respirare l’aria di prima, di poter vivere sulla medesima terra di prima, mentre «il mondo è rotolato in modo invisibile, silenzioso, inavvertito, in tempi nuovi, come se fossero mutati l’atmosfera del pianeta, il suo ossigeno, il ritmo di combustione e tutte le molle degli orologi».
 
Per le foreste sacre - Per qualcuno è il cammino del vento, perché il vento è come l’anima, impalpabile ma presente. In realtà ha già un nome, anche se non conosciuto come la Francigena: e forse è meglio così. Percorrere il Sentiero delle Foreste Sacre non significa infatti solamente attraversare alcuni dei boschi più belli e incontaminati del nostro Paese, ma anche tuffarsi in una spiritualità che arriva da molto lontano e che invita a passi che si fanno meditazione. Da un crinale a un eremo, tra Dante e San Francesco, tutto contribuisce ad alimentare un sentimento del sacro che dà forza al cammino e profondità al pensiero. È questa esperienza che racconta Paolo Ciampi, scrittore che più volte si è messo in cammino, pellegrino sui generis, ma soprattutto uomo che nel buddhismo ha scoperto le radici di un’altra spiritualità, che pure non gli impedisce di sentire il richiamo dei santi e dei luoghi cristiani. Dalla Romagna al Casentino, fino a Camaldoli e La Verna, per scoprire l’Appennino più selvaggio e allo stesso tempo se stessi, e poter dire: ho molto cammino dentro.
 
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