Generazioni di senesi hanno poca conoscenza dello scrittore. Una lacuna a cui si potrebbe ovviare con una maggiore diffusione degli scritti di Tozzi nelle pagine delle antologie delle scuole, dai romanzi alle novelle che sono veri e propri capolavori letterari”. E’ la proposta di Riccardo Castellana, ricercatore universitario alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Siena, grande conoscitore di Federigo Tozzi e dei giudizi che la critica letteraria ha espresso sullo scrittore senese nel corso degli anni. “Sarebbe molto utile anche la diffusione di edizioni commentate delle novelle e dei romanzi perché Siena, la sua città natale, è anche la città che meno lo ama e meno lo capisce”. Un rapporto difficile, come difficile è stata l’interpretazione di Tozzi da parte della critica letteraria, che lo ha confinato fino agli anni Sessanta tra gli autori realisti, quasi fosse “il nipotino di Verga” e considerato un narratore regionalista.
Novelle Postume - L’opera più recente che rivaluta e cerca di spiegare Federigo Tozzi è “Novelle postume” pubblicato prima dell’estate da Massimiliano Tortora, ricercatore dell’Università di Perugia, edizione curata dal Centro Studi Federigo Tozzi dell’Università di Siena. “Un volume di rilievo perché si tratta di un testo rigorosamente scientifico che per la prima volta documenta le correzioni autografe dell’autore e mostra il metodo di lavoro di Tozzi - spiega Castellana -.
Glauco Tozzi e Giacomo Debenedetti - Tutta la parte dedicata all’officina dell’autore è assolutamente inedita mentre fino ad ora avevamo conosciuto le novelle così come erano state pubblicate dal figlio Glauco, figura importantissima perché ha fatto riscoprire le opere di Tozzi, pubblicandone gran parte postume”. A Glauco, dunque, il merito di aver arricchito la cultura italiana con i testi scritti e mai pubblicati da Tozzi, al critico Giacomo Debenedetti quello di aver sottratto lo scrittore senese alla lettura naturalista. “E’stata la sua mentalità aperta, il suo contatto frequente con la cultura europea e francese soprattutto a permettergli di rivalutare Tozzi e leggerlo in chiave più moderna – spiega Castellana – sottolineando come l’autore senese fosse in grado di rappresentare la realtà esterna attraverso ampie e dettagliate descrizioni come voleva la scuola realista ma era soprattutto molto bravo a descrivere la realtà interna, quella dell’inconscio, caratteristica che negli anni in cui viveva Tozzi era considerata più un difetto che un pregio”. E proprio la profonda conoscenza dell’interiorità e la straordinaria capacità di trasferirla sulle pagine bianche di un foglio che contraddistingue Tozzi dagli altri scrittori.
Tozzi moderno - Luigi Baldacci è il primo critico che negli anni Ottanta scrive un libro su “Tozzi moderno” sottolineando come l’autore conoscesse i padri della psicanalisi prefreudiana e che nel corso della sua esistenza avesse fatto delle letture di psicologia complessa al pari dei suoi contemporanei Italo Svevo e Luigi Pirandello. Dopo Baldacci è stato Marco Marchi a dimostrare le influenze della psicanalisi su Tozzi, soprattutto di autori americani e francesi e forse, ma non se ne ha la certezza, Tozzi ha anche letto Freud. Anche Romano Luperini si è occupato di Tozzi, approfondendo le idee di Baldacci “correggendole in quanto puntavano troppo sull’inconsapevolezza, sul fatto che Tozzi fosse naif, uno scrittore venuto dal niente. Invece si trattava di un autore – puntualizza Castellana - che aveva una grande consapevolezza di sé, come scrittore e come intellettuale”.
Susanna Danisi
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