“Pinocchio è una storia immortale scritta nell’italiano di oggi”. Parla Piefrancesco Bernardi della Fondazione Collodi

il 02/12/2013 - Redazione

132 anni e non sentirli. E’ l’invidiabile record di una favola senza tempo, quella del Pinocchio di Collodi. Una storia che vanta innumerevoli trasposizioni, citazioni e commemorazioni. A distanza di più di un secolo Pinocchio è ormai diventato un simbolo estremamente riconoscibile e in grado di veicolare un messaggio educativo con grande facilità. Proprio su questo nessuno può esprimere un parere più affidabile del Segretario Generale della Fondazione Collodi, Pierfrancesco Bernardi.

Come si spiega il successo di questa favola immortale che dura da ormai da 132 anni?
«Da un punto di vista non letterario ma pratico è una storia che non ha né uno spazio né un tempo. Per questo motivo i bambini possono ricollocarla in luoghi a loro cari e familiari; anche in Amazzonia e in Cina ci possono essere gli alberi in cui nascondere le monete o un paese dei balocchi in cui rifugiarsi quando non si ha voglia di fare i compiti. Inoltre è una storia che parla di un bambino che cresce, che si svela nel tempo».
A differenza di molta letteratura dell’Ottocento Pinocchio conserva ancora una facilità di lettura invidiabile. Com’è possibile?
«La scrittura di Collodi era la più avanzata del tempo, con lui molti bambini hanno imparato l’italiano in un’epoca in cui in tutta Italia si parlavano lingue differenti; il suo è l’italiano che usiamo ancora oggi. Inoltre non dobbiamo dimenticare che Pinocchio è stato scritto da un toscano ed è in Toscana che la lingua italiana si è formata di più. Collodi fondò due giornali politici, era un critico teatrale, insomma viveva la realtà del suo tempo e la scriveva in modo moderno. Questo ha avuto enormi influenze su quelle scuole primarie dell’epoca che hanno letto Pinocchio e Cuore, forgiandosi anche grazie a Collodi».
Quando il libro venne pubblicato alcuni storsero il naso perché temevano ripercussioni negative per il comportamento dei propri figli, ma non si tratta forse del romanzo di formazione per eccellenza?
«Questo è vero, ma la realtà dei fatti è che nel libro è sempre presente un confronto tra il bene e il male e soprattutto le sue scelte sbagliate Pinocchio le paga sempre. Non si parla mai di bugie vincenti perché il burattino viene sempre scoperto quando mente a causa del suo difetto, il naso che si allunga. Inoltre possiamo indicare il fatto che non studiando si diventa ciuchi. Per questo motivo i pedagogisti apprezzano così tanto quest’opera, il valore educativo è innegabile e l’immagine di Pinocchio è tutt’oggi così importante proprio per questo motivo. Basta pensare al fatto che negli ultimi mesi abbiamo collaborato con l’Unione Europea per una campagna educativa nelle scuole di tutta Europa in cui lui sarà il testimonial».
Quali sono i libri che, assieme a Pinocchio, ogni ragazzo dovrebbe leggere durante il suo sviluppo?
«A questo riguardo potrei citare uno studio condotto dalla Francia che purtroppo in questo ci ha preceduto. Il Ministro della cultura francese ha infatti ordinato di stilare una lista di libri da consigliare per le scuole primarie. Chiaramente Pinocchio è nelle prime posizioni, assieme a Le Petit Prince che doveva esserci per forza essendo uno studio francese. Se vogliamo indicare altre opere possiamo parlare delle Fiabe di Andersen e di Cuore. Credo però che la grande fortuna di Pinocchio, che dura tutt’oggi dopo a oltre un secolo dalla pubblicazione, sia stata dettata dal fatto di essere un’opera estremamente educativa».

Francesco Anichini

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