Pinocchio compie 139 anni. Inizia il 7 luglio 1881 l’avventura editoriale del burattino più famoso al mondo

Firenze il 07/07/2020 - di Simona Trevisi
“C'era una volta... Un re! Diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno…”. È forse uno degli incipit più famosi al mondo quello scritto da Carlo Collodi ne “"Le avventure di Pinocchio”, tra le opere letterarie italiane più tradotte visto che secondo fonti Unesco ne esisterebbero 240 versioni nelle diverse lingue del mondo. E perché ricordare Pinocchio proprio oggi? Perché il 7 luglio è una data importante per il burattino di legno più amato da grandi e piccini. Era infatti il 7 luglio 1883 quando Carlo Lorenzini, con lo pseudonimo di Carlo Collodi, pubblicò a Firenze per la casa editrice Paggi “Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino”. Pinocchio in realtà era nato due anni prima, quando Carlo Lorenzini aveva iniziato a pubblicarne le avventure sul Giornale per i Bambini che uscì dal 1881 al 1889. A fare la fortuna del periodico, uno dei primi giornali per i ragazzi, furono proprio le avventure del burattino. Ed era proprio il 7 luglio 1881 quando “La storia di un burattino” di Collodi fu stampata sul primo numero e continuò ad appassionare i giovani lettori fino al 1883.

Carlo Lorenzini aveva allora 55 anni, di modeste origini, aveva avuto dapprima un’educazione prima in seminario; poi, abbandonata l’idea di farsi prete, aveva continuato a studiare grazie ai conti Ginori, presso i quali il padre lavorava. Aveva partecipato alle guerre d’Indipendenza e dopo il ritorno a Firenze aveva iniziato a scrivere di fatti di interesse locale. Conduceva una vita disordinata e, nella tranquilla Firenze postunitaria, l’incarico di censore teatrale che ricopriva gli stava decisamente stretto. Con più entusiasmo frequentava le bische e giocava d’azzardo, perdendo regolarmente. Era legato d’amicizia e da stima a Ferdinando Martini e Guido Biagi che nel 1881 avevano in cantiere l’uscita del Giornale per i Bambini. Inutili erano stati i tentativi dei due di coinvolgerlo. Finché un giorno Carlo Lorenzini, dopo aver subito una perdita al gioco particolarmente forte, inviò al Biagi quattro pagine con l’inizio della “Storia di un burattino”.

Da come girasse la ruota della fortuna dipendeva la frequenza delle puntate de “La storia di un burattino”. Le perdite spingevano Carlo Lorenzini a buttar giù le pagine che i piccoli lettori attendevano con impazienza, mentre le vincite lo rendevano svogliato e i piccoli lettori si trovavano costretti a scrivere alla redazione per avere notizie del burattino e sollecitarne il seguito. Così, con fermate, prolungate sospensioni ed poi con brusche accelerazioni si arrivò al numero 4 del Giornale nel 1883. Fu proprio il successo di pubblico a determinare il destino personale di Pinocchio. Collodi infatti era intenzionato a finire la storia con la morte del burattino, che come punizione per tutte le sua birbonate, avrebbe dovuto morire impiccato dalla quercia grande. Furono i lettori, che non volevano rassegnarsi a sapere Pinocchio punito così crudelmente, che spinsero Collodi a “graziarlo” e ad inventarsi il suo salvataggio in extremis da parte dalla Fata Turchina. Pinocchio divenne buono e smise di disubbidire e di comportarsi da birbone e fu trasformato in bambino.
 
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Simona Trevisi

giornalista, nata a Bergamo, è laureata in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 collabora con la società primamedia per conto della quale gestisce le attività e gli eventi curati da Toscanalibri.it.   Vai alla scheda autore >

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