La festa di San Valentino abbiamo deciso di festeggiarla celebrando l’amore…per la letteratura. Tanti lettori hanno aderito a “Pensavo fosse amore invece era un libro” scrivendoci per raccontare il personaggio letterario che gli ha catturato il cuore ma anche lo scrittore o la scrittrice di cui si sono innamorati o che hanno dato il là alla passione per la scrittura. C’è anche chi ha colto l’occasione per inviarci una vera e propria “Invocazione alla musa”. Da questa iniziamo come era solito fare nei poemi classici pur mantenendo l’anonimato del nostro appassionato lettore che si firma con uno pseudonimo “Il Poeta”.
Se solo potessi ascoltare il lento incedere dei tuoi passi verso di me, creatura che ascolti le mie parole, le guardi con occhi innocenti e ne assapori il significato per introdurle furtive dentro di te. Dei tuoi occhi non mi stanco, dei tuoi sorrisi vorrei saziarmi perché ho sete di te. Nella notte che grida dolore cerco il tuo corpo accanto a me, mi giro ma tu non ci sei, se mai il cielo riuscirà a parlarti ti dirà che qui qualcuno ti ha amata fin nel profondo, seguendo il sogno di un’illusione vera, legata alla luce dei pensieri, vividi e reali, e l’illusione è durata solo per qualche tempo perché poi lo spirito consolatore della notte è sopraggiunto portando via con sé dubbi e aspettative, certezze e delusioni, portando con sé il rumore di ciò che era silenzioso, quasi sommerso. Ed io ho ancora voglia di te…dove sei?
Il Poeta
Il personaggio di cui mi sono invaghito è Molly Bloom, la Penelope dell'Ulysses di Joyce. La sua passionalità, il suo essere fuori dagli schemi della buona moglie, nonché il suo monumentale monologo, hanno da sempre rappresentato per me l'archetipo del femminile. La donna che "non ci sta", che si afferma, non senza soffrire e pagare in prima persona le sue scelte, anche se sbagliate.
Alberto
Della poetessa Saffo mi innamorerei, se potessi tornare in dietro nel tempo di quasi 2600 anni, o semplicemente ai tempi del liceo, quando si era “obbligati” a leggere i suoi versi senza però apprezzarli veramente. Della “dolce e ridente Saffo coronata di viole" mi innamorerei, come la definì Alceo di Mitilene. “C’è chi dice che la cosa più bella sulla nera terra sia un esercito di cavalieri, chi una schiera di fanti, chi una flotta di navi. Io dico, invece, la persona che si ama...”. Versi come questi era solita scrivere Saffo, che quando si innamorava davvero diceva che “Eros ha squassato il mio cuore come raffica di vento che irrompe sulle querce montane”. Una donna passionale, ardente, malinconica e nostalgica: un amore perfetto dunque, se non fosse per il fatto che Saffo era lesbica, originaria dell’isola di Lesbo e votata all’amore omoerotico del proprio tiaso. Un sentimento, il mio, che quindi non sarebbe stato ricambiato, un amore impossibile, infelice ed unilaterale. Meglio non fantasticare dunque e limitarsi – si fa per dire – alla lettura dei suoi meravigliosi frammenti lirici, magari proprio nel giorno di San Valentino ed in compagnia del proprio partner, per vivere così un momento romantico ed erudito insieme, che sarà – questa volta – tutt’altro che pura immaginazione e mera fantasia.
Duccio
Talvolta ci si può anche innamorare di personaggi letterari e questo succede quando criticamente il nostro personale io si sente riflesso nei tratti psicologici che fuoriescono dalle righe del testo. Per quanto mi riguarda questo è quello che ha fatto il personaggio euripideo contrastato, conflittuale della Medea. Apparentemente per la prima volta nel teatro greco il dualismo che sempre aveva trovato luogo tra protagonista e antagonista viene apparentemente dimenticato. Medea non ha avversari, l’unica antagonista è se stessa. La sua è una mente scissa che si presta a svariate interpretazioni ma di sicuro una di queste è l’affermazione della dignità della donna. Medea è straniera in terra straniera, vittima di un sacrilegio e carnefice dei propri figli. Nonostante tutto quest’incredibile donna dimostra la sua lucidissima razionalità posta in questo caso al servizio della passionalità frustrata. In fondo dovremmo essere tutte un po’ Medea.
Eliana
Il personaggio della letteratura di cui mi sono innamorata è Ecuba, regina, seconda moglie di Priamo. In lei ci possiamo riconoscere tutte: madre, moglie regina, amante. Infatti ama, tradisce, soffre, comanda. Giovanissima sposa il re Priamo, partorisce diciannove figli, fra i quali Ettore e Cassandra; conosce la sofferenza peggiore per una donna: sopravvive a tanti suoi figli. Ha condiviso con il marito il comando, governando con lui e illuminando la sua strada politica con premonizioni improvvise. Ha tradito in una sola notte. Una donna vera, passionale, forte coraggiosa e completa anche quando vivrà l’umiliazione della schiavitù, venduta ad Ulisse.
«Ecuba trista, misera e cattiva,
poscia che vide Polissena morta,
e del suo Polidoro in su la riva
del mar si fu la dolorosa accorta,
forsennata latrò sì come cane;
tanto il dolor le fé la mente torta. »
(Dante Alighieri, Commedia, canto XXX (Inferno), versi 16-21)
Giovanna
Il personaggio che ha catturato i miei pensieri e le mie attenzioni è Wherter dal romanzo “I dolori del giovane Wherter” di Goethe. Un giovane colto e raffinato che dimostra fin da subito quelle peculiarità che gli impediranno di inserirsi nella società; le stesse che ritrovo anche in me: l'insofferenza alle convenzioni sociali che portano l'uomo a limitare la sua capacità a lasciarsi rapire dai sentimenti e la ricerca di quella che ai suoi occhi è la felicità totale che solo l' amore può dargli. Wherter affida la sua vita a quel sentimento che è l'amore mai contraccambiato verso una donna, legandolo ad uno stato di frustrazione continua.
Irene
Alekos Panagulis è un lottatore, nel nome della libertà. Visionario, bevitore, ingestibile, testardo. Quando Oriana Fallaci è già un'aliena, per stile e contenuto, ma non è stata ancora bandita dai cenacoli intellettuali di casa nostra, tratteggia e forse edulcora la figura di questo sognatore in lotta contro la dittatura. Ma regala pagine piene di passione e soprattutto la straordinaria figura di un eroe normale, pieno di difetti, straordinariamente generoso. Un uomo.
Orlando
Io non mi sono innamorata di un personaggio in particolare bensì di un libro: “Mille splendidi soli” di Hosseini. Laila, bella, forte, sicura, testarda; Mariam, così apparentemente debole, devota, sottomessa all'uomo che non ha scelto di amare, ma che dimostra di avere una forza incredibile; Tariq, poi, il protagonista maschile, così virile, protettivo, coraggioso, l'uomo che ogni donna vorrebbe avere accanto. Una storia di amori contrastati, di speranze che non muoiono mai, di amicizie, di solidarietà femminile; una storia di umanità che cerca ancora di uscire intatta dalle macerie di un Paese, di una città che sopporta da sempre la tirannia e la prepotenza di molti popoli, ma soprattutto intento a combattere contro se stesso. L'amore, e persino il ricordo dell'amore, è l'unica via per sopravvivere.
Rosanna
Quando è morto ho pianto tanto; ero in pullman di ritorno da Milano e non riuscivo a fermare le lacrime, come se fosse venuto a mancare un amico in carne e ossa. Sto parlando di Diego, uno dei protagonisti del romanzo di Margaret Mazzantini “Venuto al mondo”: il fotografo di pozzanghere, buffo, con le gambe da struzzo, la barba spelacchiata che si faceva crescere per sembrare più grande. Capace di un amore imperfetto eppure così totalizzante. Lo confesso. Il personaggio mi è entrato talmente dentro che avrei voluto calarmi nei panni di Gemma, per potermi innamorare di quel ragazzo che ha saputo conoscerla e accudirla naturalmente come se non avesse fatto altro per tutta la vita e per poter vivere lo stesso amore.
Simona
Uno dei personaggi più incredibili è sicuramente Caris una delle protagoniste di "Mondo senza fine" di Ken Follet, ambientato nel 14esimo secolo, comunque periodo in cui le donne avevano ruoli marginali. Ecco, lei invece è una ragazza che cerca di conoscere sempre più a fondo la medicina rudimentale, ancora ai primissimi passi, per questo viene accusata di stregoneria e l'unico modo per salvarsi è farla rinchiudere in convento nonostante tutto ciò succeda il giorno prima in cui lei si dovrebbe sposare. Lei è una forza della natura e per rimarginare la ferita dell'amore impossibile si dà alla cura dei malati che cercano rifugio in convento scrivendo la prima raccolta di medicina di quel tempo. E tutto ciò viene fatto da una donna, questo è simbolico perché verrà ostacolata in tutto e per tutto dagli uomini del suo villaggio.
Viola
Sognatrice e femme fatale ma al tempo stesso prigioniera di una realtà mediocre e borghese. Sebbene lo stesso Flaubert la usi, irridendola peraltro, come oggetto di critiche impietose a lei e alla sua società, Emma Rouault è sicuramente un personaggio che ha attirato le mie fantasie e i miei pensieri. Esattamente come fa lei, la protagonista di “Madame Bovary”, che cerca e trova nei libri quelle fantasie che la fanno evadere da un matrimonio noioso e da una cupa realtà di provincia. Segue l’immedesimazione con Leon Dupuis. L’incontro del giovane con Emma è quello che “sogna” ogni uomo quando conosce una donna. Una sintonia pressoché perfetta, fortemente improntata, forse anche troppo, su ideali e immagini romantiche. E leggendo quel passaggio del terzo capitolo della seconda parte del volume, ho provato la forte sensazione di volermi un po’ perdere nei “grandi occhi neri spalancati” di Emma. Senza arrossire chiaramente, come invece fa Leon nel libro, ma tirando invece un gran sospiro. Un sospiro che racchiude in sé il sogno di poter essere il giovane amante di Emma Rouault.
Andrea
Shakespeare dice che un vero amore non sa parlare, ma ci sono amori che non nascerebbero senza le parole. Innamorarsi di qualcuno attraverso le pagine di un libro sembra una cosa quasi assurda, eppure i personaggi dei nostri romanzi preferiti a volte diventano i compagni e gli amanti ideali. Il mio principe azzurro letterario si chiama Edward Cullen ed è il protagonista maschile della saga di Twilight scritta da Stephenie Meyer. Edward rappresenta la sintesi perfetta di quello che un uomo dovrebbe essere per la sua donna: bello, forte, dolce, affascinante, protettivo, generoso, passionale, estremamente intelligente e con il tanto che basta di humor per farti sorridere. In più è un vampiro, per cui si aggiungono alla lista quel pizzico di mistero e paura che lo rendono un impasto di incanto e talento. Ma la cosa che più mi ha colpita è la sua immortalità, la possibilità reale di vivere un amore vero per l'eternità. Chi non si innamorerebbe?
Giulia
Parlare di amore è forse eccessivo. Certo è che l’ammirazione per quella donna forte, glaciale di fronte al crimine più efferato è stata totale. La testardaggine di Kay Scarpetta nel risolvere casi impossibili, la sua forza interiore di fronte a tanta crudeltà, mi hanno rapito fin dalle prime pagine di Oggetti di reato, il primo libro giunto in Italia agli inizi degli anni Novanta. Ma Kay Scarpetta, il medico legale della Virginia, il personaggio più noto della scrittrice americana Patricia Cornwell, mi ha mostrato anche il suo lato più femminile, la propria fragilità nei pochi momenti di intimità. Emerge il suo amore per l’Italia, paese di origine degli avi, attraverso la grande passione di Scarpetta, ovvero, la cucina. Con i suoi deliziosi piatti, fatti con ricette del Bel Paese, preparati per il poliziotto Pete Marino o per la nipote Lucy, Kay Scarpetta riesce a trasmettere un calore umano ed una nostalgia per una famiglia “normale” o comunque per un focolare domestico, difficilmente trovabili nei freddi tavoli di marmo delle sale di autopsia o nei viaggi solitari alla ricerca delle tracce lasciate da qualche serial killer. Una conoscenza approfondita della medicina legale, nonché le capacità di analista informatico; ma anche i capelli biondi e gli occhi azzurro ghiaccio, sono analogie dirette che portano l’autrice, Patricia Cornewll, dentro il personaggio di Kay Scarpetta. Forse per farcela sentire ancora più vicina. Grazie medico legale Scarpetta, con te il viaggio nel romanzo poliziesco continua.
Lorenzo
Il personaggio letterario che mi ha catturato il cuore è Chiara, il “cigno con gli occhi gentili, dolce come la vaniglia” racchiusa nel suo maglione di lana verde capace di stregare quel “pinolo” protagonista di “Tre Ragazzi Immaginari” di Enrico Brizzi. Perché proprio lei? Perché non saprei spiegarlo a parole. Ecco il motivo. Perchè anche lei è fatta di silenzi più che di parole nel sederti accanto, nel guardarti, nell’accarezzarti, nello starti vicino, nell’essere e nel farti essere. Perché quando la parola amore non è più usata in maniera univoca come quando diciamo “amo la mia moto”, “amo il mio lavoro”, “amo giocare a pallone” o “amo quel formaggio o questo salame”…Chiara non dice mai “Ti Amo”. E le parole, lo ha scritto Carlo Levi, sono pietre perché danno corpo alle idee e ai valori. Per l’amore, invece, no grazie. E’ molto meglio un silenzio timido ma cosciente dell’incapacità di raccontare a parole quel sentimento che ti lascia senza parole.
Cristian
Jack London, ormai devo confessarlo. Vivo quella età di mezzo che mi permette, se non ancora di tracciare un bilancio, perlomeno di individuare un punto fermo al mio stare in questo mondo. Uno di questi è Jack London. È lui, lo scrittore americano, che mi ha fatto innamorare della scrittura e che, insieme ad altri, mi ha fatto diventare quel che sono, con le mie “poche idee in compenso fisse”, come avrebbe detto Fabrizio De André, un altro che ha rappresentato molto nella mia formazione di uomo. Idee che si riferiscono a precisi valori che non riesco ancora e forse mai riuscirò a negoziare e che riguardano l’eguaglianza tra gli uomini, la libertà, la giustizia sociale, il rispetto per gli altri. Sebbene in tempi di Bungabunga appaiano valori poco più che velleitari e stantii.
Dicevo di London. Ho letto da ragazzo, come tutti, le avventure di Buck e il suo richiamo della foresta e quelle di Zanna Bianca. Poi quasi tutti si fermano lì e finiscono per considerare London un autore per ragazzi. Io ho proseguito. E mi sono appassionato alla triste vicenda di Martin Eden, il suo romanzo più letto al mondo, alla lucida denuncia del condannato a morte Darrel Standing ne “Il vagabondo delle stelle” e ad Ernest Everhard, protagonista del “Tallone di Ferro”, uno dei primi romanzi americani di forte ispirazione rivoluzionaria e socialista. In seguito, in Sudamerica, nascerà un bambino cui verrà affidato il suo nome perché da grande diventi un grande rivoluzionario: il Che aveva già nel nome un destino londoniano.
Jack London fu infatti negli Stati Uniti un forte sostenitore della causa socialista che in quegli anni andava espandendosi in tutto il mondo. Persino Lenin, sul letto di morte, si faceva leggere le sue storie. Non per nulla nel periodo maccartista della caccia ai rossi, London, che pure era morto da qualche decennio, continuava ad essere annoverato tra i più pericolosi sovversivi. In un rapporto dell’Fbi degli anni ’40 sta scritto: “Molti dei lavori di London rimandano a idee radicali, magari non apertamente, ma in un modo così convincente da essere considerati tra i migliori scritti di propaganda esistenti”. Erano passati quasi trent’anni dalla sua scomparsa ma London continuava ad essere ancora convincente per le storie che aveva raccontato. Anche perché London ebbe la fortuna di non vedere i disastri dell’avvento del comunismo, quello reale, quello sovietico. E poté così cantare solo gli ideali, quelli puri e belli e immortali, del socialismo. Non fu costretto come l’inglese George Orwell, un altro che amo leggere, a raccontare la crudeltà del sistema staliniano e della Terza Internazionale, l’Internazionale comunista.
Le storie di London, dunque, quella umanità di donne e uomini che lottano ogni giorno, che combattono la vita per un futuro migliore, che cercano l’oro nel Klondike o sono a caccia di terre promesse o di buona pesca nei mari del sud sono ancora tra noi. Siamo noi che, nonostante questi tempi di Bungabunga, continuiamo a lottare per un avvenire migliore se non per noi almeno per chi verrà dopo. Come è sempre stato nella storia dell’umanità. In un suo articolo del 1905 Jack London scrive: “La classe capitalista è stata incriminata. La sua gestione della società è stata fallimentare e ora deve essere revocato ogni potere. La rivoluzione è qui, adesso. Provino a fermarla, se ci riescono”. Io sto con lui, provino a fermarci se ci riescono.
London morì suicida ad appena quarant’anni, come aveva anticipato in un suo romanzo. Dopo di lui altri scrittori maledetti, Hemingway su tutti, altri artisti e musicisti jazz e rock, a loro modo rivoluzionari, sarebbero morti giovani perché “cari agli dei”. Lui fu il primo. Anche in questo sta la sua grandezza. Anche per questo io, a quarant’anni e qualcosa in più, continuo ad esserne innamorato e oggi, 14 febbraio, apertamente lo dichiaro.
Michele
SAN VALENTINO
San Valentino dai boccoli d'oro
che rincorri per prati d'asfodeli
la virginea luna,
e dall'ardente faretra
di giada e crisolito
con infallibili dardi
bersagli i cuori labili
dei comuni mortali. Ti diletti
nel vederli incendiare
con bengala d'amore
mentre trame scarlatte
in ampie spirali di sogni
ascendono leggere.
Solerte pargolo,
artefice di riposti segreti
preserva la strada di vetro
delle nostre scarse dolcezze
affinché il demone spietato
dell'orgoglio, non calpesti
il fiore vermiglio dell'Eros.
E dal cocchio d'anemoni selvaggi
accorto vigila
il sonno quieto degli amanti.
Maria Teresa Santalucia Scibona
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