Oltre cento anni di vicende, di storie, di lotte per i diritti. Il volume Di terra e di pietra. Cultura del lavoro e industria del travertino a Rapolano Terme (Edizioni Effigi-primamedia editore), presentato proprio ieri nella cittadina termale, raccoglie tutto questo. Una comunità che ha vissuto sulla propria pelle uno stravolgimento epocale, e totale, che ha condotto Rapolano al passaggio da una cultura totalmente contadina e mezzadrile a quella industriale ed operaia del Novecento. Una metamorfosi provata da persone e famiglie intere che, proprio grazie alla cultura del travertino, hanno potuto aprirsi al mondo e scoprire una nuova dimensione non solo lavorativa ma anche umana e morale. «Il libro ripercorre la storia di Rapolano a 360 gradi - commenta il sindaco di Rapolano Terme, Emiliano Spanu -, tracciando le vicende della nostra comunità che hanno condotto ad una pressoché totale conversione industriale che ha portato benessere e sviluppo per il territorio. Un contributo importante non solo per Rapolano e Serre ma bensì per tutta la provincia di Siena. Oltre a questo però, ha permesso alle persone di prendere coscienza della propria dimensione sociale ed ha permesso a tutto il sistema di aprirsi al mondo».
Sindaco, una trasformazione totale che ha avuto proprio i cittadini come primi attori. Chi sono stati i protagonisti?
«Al di là degli industriali e degli imprenditori, possiamo dire che sono state le famiglie, e in particolare le donne, ad essere maggiormente coinvolte nel processo di trasformazione. Ed è anche questo il valore aggiunto del volume “Di terra e di pietra”, perché va a ripercorre proprio queste vicende strettamente personali, attraverso i racconti e le esperienze dirette. Si pensi alle donne, molte delle quali sono uscite da una dimensione strettamente domestica per andare anche loro a lavorare nelle mense che portavano il mangiare ai cavatori. Insieme a quest’aspetto è nato un microcosmo industriale che è la fotografia esatta di quello che accade in ogni parte del mondo dove si assiste ad un boom economico. Basti pensare alla nascita delle cooperative, dei movimenti operai e sindacali: elementi sociali e corporativistici che hanno contraddistinto tutto l’apparato industriale rapolanese. Una spinta che ha portato il travertino delle cave di Rapolano e Serre ad essere famoso nel panorama italiano ed internazionale. Fattori di sviluppo sia a livello sociale che economico che caratterizzano questo territorio anche oggi, nonostante le trasformazioni e la crisi economica in atto».
“Di terra e di pietra” è un volume che ripercorre il passato ma che può definirsi come fortemente attuale. Quale è l’insegnamento più importante che si può trarre dal libro?
«La straordinarietà di questo volume è proprio questa, perché generalmente da uno studio antropologico è difficile tirar fuori dei messaggi. “Di terra e di pietra” fa eccezione perché la ciclicità della storia fa emergere dal libro messaggi forti e attuali. Il volume va ripercorso soprattutto con la memoria delle persone che vissero questo totale stravolgimento di vita e questo passaggio da una cultura contadina-mezzadrile a quella operaia. Ed emergono due aspetti fondamentali secondo me. Il primo è che tutti si misero in gioco. Viviamo in un’epoca difficile in cui molti dei diritti acquisiti in passato devono essere ridiscussi e ricollocati nell’attualità. E il ripercorrere la memoria dei cavatori di Rapolano del Novecento è indubbiamente un’operazione importante di riflessione anche per il giorno d’oggi. Il secondo aspetto che emerge dal volume è quello dell’importanza della memoria storica, quello che, per intendersi, ci porta a ripercorre le vicende ed anche gli errori commessi in passato per evitare di farne di nuovi in futuro. In Italia oggi, si fa un gran parlare e discutere delle modifiche alla Legge sul lavoro ed in questo contesto è estremamente importante ricordare le conquiste, a livello di diritti, fatte nel tempo. E contemporaneamente tenere in considerazione soprattutto i loro valori fondanti. Perché dietro ogni singolo operaio, dietro ogni lavoratore, c’è una famiglia che si muove e c’è un mondo che vive profondamente, sulla propria pelle, le trasformazioni dell’epoca in cui si vive».
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