Marcello Simoni, originario di Comacchio, lavora come bibliotecario, ma non bisogna credere che sia uno di quei personaggi grigi che annegano in mezzo alla polvere dei volumi. Anzi, lui nelle biblioteche si inoltra come – si perdoni il paragone – Indiana Jones alla ricerca di una gemma perduta. Con esperienze di archeologo, Simoni si sta imponendo all’attenzione del pubblico di lettori con “Il mercante di libri maledetti” (Newton & Compton). Si inizia con un monaco in fuga braccato da cavalieri mascherati e si prosegue con un mercante, Ignazio da Toledo che riceve l’incarico di ritrovare un libro raro con indicazioni esoteriche. Siamo in presenza di un thriller storico, genere che negli ultimi tempi sta riscuotendo successo. Eppure, non è semplice affrontare il tema, occorre una buona dose di costanza nello studio e nella ricerca. E poi ci sono fior di paragoni da affrontare, come il capolavoro di Umberto Eco.
Nella webpage della casa editrice si legge a proposito del suo romanzo: “Enigmatico come Il nome della rosa”…accetta il paragone?
“Non del tutto. Scrivendo questo thriller non intendevo né emulare né mettermi in competizione con Umberto Eco. Il suo è fondamentalmente un giallo scandito da “tempi saggistici”, dove si procede per deduzione e grazie alla scoperta di indizi; il mio è invece un thriller dove oltre ai libri domina l’azione, e il sangue scorre a fiotti. Con Il nome della rosa il mio romanzo spartisce tuttavia due elementi basilari: il mistero e la rigorosa ricostruzione storica, per buona parte di ambientazione “claustrale”.
Quali ingredienti sono essenziali per scrivere un thriller storico?
“L’amore per la storia e la voglia di elaborare qualcosa che non sia una semplice trama, ma una concatenazione di eventi che sia a supporto di un’idea o di un messaggio ben preciso. Inoltre non ci si deve mai scordare che si sta lavorando a una fiction, e che quindi le nozioni non devono mai essere fini a se stesse ma subordinarsi ai tempi del thriller e al senso del mistero, rafforzandoli”.
Anche in questa storia spuntano i templari, non li ritiene inflazionati?
“I templari nel mio romanzo fanno solamente un’apparizione fugace. Come protagonisti ho scelto ben altro tipo di guerrieri: i sicari di un tribunale segreto e un ragazzo francese armato di scimitarra.”.
Che tipo di ricerche ha svolto per documentarsi?
“Molte nozioni utilizzate facevano parte del mio background, essendo io bibliotecario e medievista. Ma naturalmente ho dovuto approfondire diversi aspetti dell’esoterismo e del pellegrinaggio del XIII secolo, perciò mi sono affidato non solo a manuali pubblicati di recente ma anche alle fonti del periodo, per recuperare il “sapore” della forma mentis medievale. Ho attinto anche da molti testi teologico-filosofici, specie da sant’Agostino ma anche da Isidoro di Siviglia e da Macrobio, per meglio comprendere il significato attribuito anticamente alla magia e alla negromanzia. E naturalmente ho peregrinato in diverse biblioteche.”
Si tratta del suo primo romanzo, ed è stato pubblicato prima in Spagna con un titolo diverso. Perché la Spagna e come è approdato alla Newton & Compton?
“Nasco come saggista, perciò in origine non sapevo come proporre un testo di narrativa. Non avendo esperienza in merito e neppure un agente letterario che mi consigliasse, ho spedito il manoscritto a case editrici sia italiane sia spagnole. E queste ultime mi hanno risposto prima. In seguito alla pubblicazione in Spagna, l’editoria italiana si è mostrata molto incuriosita dal romanzo e ha iniziato a corteggiarmi.”.
Quanto conta un buon marketing per un libro di successo?
“Tantissimo, specie per uno scrittore esordiente come me”.
Dopo il romanzo storico si confronterà con un genere diverso, o attendiamo un seguito del Mercante?
“Il mercante di libri maledetti è il primo capitolo di una trilogia dedicata a Ignazio da Toledo. Si tratta di tre romanzi, ognuno con un inizio e una fine, tutti incentrati sugli aspetti più inquietanti dell’esoterismo medievale. Ma per il futuro ho già molte altre idee”.
Valerio Cattano
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