Nel mito di Medea. La paura dell’estraneo

il 07/06/2010 - Redazione

Sere fa, nelle soporifere e inconcludenti ore che condannano alla tele-visione, fui graziato (potremmo dire, doppiamente) dalla Medea cinematografica di Pier Paolo Pasolini (1970). E, dinanzi al magnetismo di Maria Callas, interprete di una Medea pienamente cosciente della sua tragedia, il telecomando non osò altre divagazioni. Il racconto di Pasolini procede in modo didascalico, ma coglie bene il tema che va a riassumersi nella cupa, feroce, fragile, straziante figura di quella donna. Ovvero l’inconciliabile coesistenza di identità diverse, ma che sarebbero complementari ad un loro reciproco compimento.

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