Lo sguardo degli antichi, il racconto nell’arte classica attraverso le immagini. Intervista a Francesca Ghedini

Siena il 03/01/2025 - di Duccio Rossi
Prosegue anche nel 2025 la rubrica di Toscanalibri curata da Duccio Rossi "Perchè leggere i classici": un ciclo di interviste a docenti universitari, dottori di ricerca, filosofi, scrittori e poeti sul valore dei grandi pensatori latini e greci. Ma anche un modo per confrontarci con quel passato remoto che, in quanto classico, si sovrappone spesso con il nostro presente.

Quanto erano importanti le immagini nella società antica e che ruolo svolgevano? Cosa rappresentava per gli antichi il mito e perché lo troviamo così frequentemente nella quotidianità del mondo greco e romano? Come, quando e perché gli antichi passarono dalla raffigurazione delle azioni degli uomini a quella del contesto in cui tali azioni avvenivano; ovvero al paesaggio? A queste ed altre domande risponde Francesca Ghedini, professoressa emerita di Archeologia classica presso l’Università di Padova e autrice del libro dal titolo “Lo sguardo degli antichi. Il racconto nell’arte classica” (Carocci editore).

“L’uomo antico in tutte le sue attività quotidiane era circondato da immagini: i templi, le strade, le piazze, i teatri erano ornati da statue e da rilievi che raffiguravano gli dèi e gli uomini che avevano fatto grande la città; nelle case affreschi, mosaici, stoffe, suppellettili di lusso mettevano in scena i personaggi dell’epos e del mito e le loro leggendarie imprese; le tombe erano riccamente decorate, ora con i ritratti dei committenti, ora con immagini ispirate al loro ruolo sociale o alla grande tradizione mitica. E tutti, dall’intellettuale al politico, dalla matrona all’ancella, erano in grado di riconoscere ciò che era rappresentato e, nella maggior parte dei casi, di comprenderne il messaggio. In una società poco alfabetizzata qual era quella antica, infatti, l’immagine aveva una forza pari, se non superiore, a quella della parola scritta o recitata, ma, a differenza della parola, che è libera da vincoli e capace di narrare eventi che si svolgono in tempi e spazi diversi, essa è statica e per rendere riconoscibile un soggetto o costruire un racconto deve ricorrere a un sistema di codici comunicativi che si basano sulla piena condivisione di un patrimonio culturale comune. Ricostruire tali codici e ritrovare lo sguardo degli antichi è lo scopo di questo libro”.
Dalla quarta di copertina
 

 
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