E’ uno di quei giornalisti che è stato “messo in panchina” semplicemente per aver raccontato la verità sui fatti vivendo così in prima persona il problema della censura. Era il 1982 quando Oliviero Beha, ai tempi giornalista de La Repubblica, denunciò il primo scandalo di “calciopoli” che coinvolgeva direttamente la Nazionale Italiana durante i mondiali e nello specifico la sospettosa vittoria contro il Camerun. Da qui l’allontanamento dal mondo della carta stampata e una serie di programmi tv e radiofonoci interrotti inaspettatamente. Non gli piace essere definito “giornalista scomodo” anzi critica e non accetta la “comodità” di molti giornalisti italiani cercando così di reagire a questo “modo vuoto” di fare informazione. Oliviero Beha però ha trovato comunque il modo di raggiungere il suo pubblico per raccontare l’Italia (la sua Italia) con altri strumenti come i libri, i blog e lo spettacolo “volevoesserepasolini.com” attraverso il quale delinea un quadro chiaro e preciso, a tinte forti, del nostro Paese.
Oltre a raccontare la vicenda di Pasolini è uno spettacolo sul futuro dell’informazione in Italia?
“La vicenda in se e per se di Pasolini, di cui tanto si è scritto e poco si sa, è un eccezionale indicatore dello stato dell’Italia di oltre trent’anni fa in rapporto a quella di oggi e c’è purtroppo una perfetta corrispondenza. Lo spettacolo si propone appunto di farla emergere nel migliore dei modi agli occhi degli spettatori”.
Sul palco emerge chiaramente il suo lato di “giornalista scomodo”?
“Bisogna reagire a questa comodità del giornalismo che non porta a niente ed è contraria alla sua stessa funzione. Lo spettacolo permette anche di parlare d’informazione, di quella sbagliata e censurata e personalmente è un modo per arrivare al pubblico dato che gli altri modi, salvo i libri, mi sono stati tolti”.
E la comunicazione che oggi viaggia su internet può realmente rappresentare la libertà d’informazione?
“Per il momento senza dubbio si. Io ho due blog. La libertà poi, con tutte le virgolette del caso, è un termine relativo. Non esiste la libertà quanto casomai una porzione di essa che qualcuno cerca di ampliare e qualcun altro cerca di ridurre. Il futuro anche in tale ambito è preoccupante e già il fatto che si sentano le prime voci e opinioni sulla riduzione dei blog la dice lunga in merito”.
Che cosa è il potere per chi, come lei, ha vissuto in prima persona la censura?
“Il potere da che mondo è mondo è il vantaggio di qualcuno a svantaggio di qualcun altro. La mediazione è fra il potere eccessivo dell’uomo e la mancanza di potere, gli svantaggi degli altri. Di solito è tutto relativo, ci sono periodi della storia in cui questo potere è ristretto nelle mani di un tiranno e allora c’è una dittatura, oppure è in mano ad un’oligarchia, spesso poco democratica, oppure ad un comitato d’affari come quello che sta governando l’Italia di oggi, a destra come a sinistra”.
Marta Santopolo
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