Perché i giovani dovrebbero scrivere o leggere? Come aiutarli a trovare la loro via di accesso ad un mondo così meraviglioso, e vasto, che rischia però molto spesso, complici cattivi esempi e cattivi maestri, di rimanere loro precluso? Si tratta a volte di accendere una piccola luce nel buio e nel vento, perché fatto questo poi l'amore per la lettura e qualche volta anche per la scrittura, si propagherà da sé dove loro giustamente meglio vorranno. Questo anno ho lavorato al progetto Recensio con gli studenti dell'IIS Piccolomini di Siena, con classi comprese dalla prima alla quarta, per un periodo che va da Ottobre 2019 fino a Febbraio 2020. Questo secondo anno ha portato molte novità a Recensio, ora assai più articolato e che si è esteso ad altre scuole. Segno che piace. O meglio, che è utile. Non si tratta affatto di una scuola di scrittura, termine abusato e inflazionato, ma di un progetto di scrittura, che mira a ripensare il concetto stesso di lettura prima ancora che il gesto e la tecnica dello scrivere. Perchè prima di ogni scrittura, c'è, ci deve essere, una lettura consapevole, coinvolta, critica. E questo non mira ad un astratto, anche se già di per sé più che interessante, obiettivo di
scrivere bene: mira molto più in alto perchè un lettore consapevole, critico, in grado di 'recensire' un testo, sarà un uomo o una donna consapevole, in grado di comprendere, interpretare ciò che gli viene proposto, in qualunque forma e in qualunque contesto capace di scegliere e orientarsi. Se poi sarà o vorrà essere anche un bravo scrittore o recensore, nel merito, tanto meglio. E questo splendido lavoro, assai gratificante, quest'anno ha dato molti frutti. Basta credo leggere questa brevissima intervista a
Beatrice D'Amico, fresca vincitrice del Premio Asimov, e magari leggere la sua recensione del libro “Hello World” che casualmente è stato anche il libro vincitore del premio nella sezione Scrittori.
Cosa spinge una ragazza della tua età a leggere e a scrivere, e cosa ti piace leggere?
Sono sempre stata abituata a leggere fin da piccola e crescendo ho continuato a mantenere questa passione per la lettura. Ciò che di più mi spinge a leggere è la curiosità. La curiosità di sapere cosa possano pensare gli altri, di comprendere ciò che mi circonda e di conoscere nuove storie. Inoltre, mi piace molto viaggiare e anche questo forse spiega bene il perché mi piaccia leggere, che in fondo è un po’ come viaggiare con la mente e la fantasia soprattutto quando, come in questo periodo, non c’è la possibilità di farlo fisicamente. In particolare, in questi giorni di quarantena forzata, così strani e diversi dalla normalità, mi piace rifugiarmi nella lettura cercando di fuggire dalla monotonia della routine, immergendomi nella vita e nelle vicende del protagonista di qualche libro. Anche la scrittura mi sta aiutando a superare le costrizioni di questo periodo perché, cercando le parole che possano descrivere i miei pensieri e le mie emozioni, riesco a conoscermi meglio, scavando a fondo in me stessa: questo spesso allevia le mie preoccupazioni. Amo leggere principalmente romanzi storici e biografici, gialli e libri di divulgazione filosofica, ma mi piace molto sperimentare nuovi generi. A questo proposito, infatti, attraverso la partecipazione al Premio Asimov, ho molto apprezzato il testo scientifico Hello World.
A cosa è servito il progetto Recensio? lo ritieni utile, cosa ti è piaciuto e cosa miglioreresti?
Grazie a questo progetto, il cui fine era quello di imparare a recensire libri, ho imparato a sintetizzare in poche battute sia la trama sia le impressioni che un testo suscita in chi legge. Credo che esercitarsi nel produrre recensioni sia molto utile per diffondere l’importanza della lettura anche tra noi giovani dato che, raccontando attraverso brevi e accattivanti resoconti il contenuto di un libro ad amici e conoscenti, si viene a creare un passaparola, una sorta di “tam-tam culturale”, capace di incentivare anche i meno avvezzi alla lettura. Inoltre, credo che il progetto Recensio permetta di esprimere la propria inventiva e creatività nella scrittura, qualità che a volte a scuola, a causa della ristrettezza dei tempi, noi ragazzi non riusciamo ad esercitare. Pertanto, il mio unico consiglio è quello di dare ancora più spazio alla scrittura individuale.
La recensione vincitrice del premio - «Hello World!», due parole, una frase apparentemente semplice, che segnò l'inizio del viaggio nel mondo della programmazione, della collaborazione tra uomo e macchina: l'era degli algoritmi. Il saggio della matematica Hannah Fry, proprio come la celebre frase da cui prende nome il suo libro, ha la capacità di aprire le porte della conoscenza verso un mondo che sembra essere sconosciuto nelle sue piene potenzialità e nei suoi rischi, sebbene tutti vi siano immersi quotidianamente. La trattazione si focalizza sugli algoritmi, sequenze di precise istruzioni volte alla risoluzione di problemi, a cui, come tiene a ribadire più volte la Fry, «dobbiamo tutto». Attraverso esempi pratici e curiosi aneddoti, racconta in modo scientifico, ma, allo stesso tempo, con fare ironico, gli utilizzi più disparati e talvolta inaspettati, degli algoritmi nella vita di ogni giorno. Infatti, il libro spazia dalle problematiche derivanti dall'uso degli algoritmi, i loro segreti, il rapporto che hanno gli uomini con questi procedimenti, fino agli utilizzi più insoliti come, ad esempio quello che ne hanno fatto alcuni matematici per cercare di smascherare l'inafferrabile street artist Banksy. Lo stile di scrittura della Fry è sempre fluido e limpido, per cui la lettura risulta essere molto scorrevole e anche l'argomento più ostico diventa semplice e accessibile anche ai non esperti di computer science. Ciò che indubbiamente aiuta a rendere il tutto chiaro e intuitivo è il machiavellico connubio di teoria e prassi adottato, che evita di dare al testo un taglio puramente accademico. Proprio per questo stesso motivo, il libro è forse meno consigliabile a esperti informatici o matematici, i quali non troverebbero molti approfondimenti e dettagli sulla matematica alla base dei codici. Un aspetto molto apprezzabile e che forse suscita maggiore curiosità nel lettore, è il fatto che l'autrice tenda a non avere una posizione netta nella questione legata al rapporto tra l'uomo e la macchina. Non si schiera quasi mai dalla parte delle macchine o da quella del genere umano, pur facendone parte. La Fry cerca inoltre di portare esempi bilanciati che mostrino gli aspetti positivi e negativi dell'utilizzo degli algoritmi e che rivelino sia il giusto che il cattivo approccio che ha l'uomo con essi. All'interno del saggio infatti, non si troveranno certezze, né risposte definitive, ma la lettura servirà come invito a usare il proprio pensiero critico e a mettere in discussione sia se stessi in quanto uomini, sia l'onnipotenza conferita a un algoritmo perché offre «una fonte di autorevolezza particolarmente comoda».