"Le stelle ci richiamano l'infinito". Intervista a Chiara Jaeger

il 10/01/2011 - Redazione

Inizia un nuovo anno e, come accade da sempre, si sprecano i buoni propositi e gli obiettivi da raggiungere in quello che si apre come un nuovo “capitolo” della nostra vita da scrivere. Ma anche da leggere, con un occhio al cielo per vedere se il fato e le stelle saranno benevoli con il nostro destino. SienaLibri ne ha parlato con Chiara Jaeger, curatrice e traduttrice del volume “Tipocosmia” (Biblos Edizioni Argonautiche)di Karl Ernst Krafft. Un volume questo che indaga sull’origine dei disegni cosmici, sia come simboli, sia come portatori di significatività nella nostra vita. La Tipocosmia da tYpos (greco: colpo, impronta, creazione, insieme di determinate proprietà – archetipo) e cosmo (greco: ornamento, ordine, universo) è quella scienza che si occupa del significato degli archetipi e del loro gioco di trasformazioni, come pure dei simboli e di ciò che essi rappresentano. Essa però è al tempo stesso un’idea creativa, poesia ed espressione: trova i nessi, interpreta ed epilogo; è uno stimolo, è l’oggetto e anche il mezzo della ricerca. Ci troviamo davanti ad un’ampia rete di molteplicità visibili, che non sono altro che il riflesso di una semplicità ultima: testimonianza dell’Innominabile oltre la sfera dei segni e delle interpretazioni.

Le stelle, gli astri, il cielo. Come mai l’essere umano ha guardato e guarda sempre in alto per capire chi è su questa terra? - “I motivi sono molteplici. L'uomo è sempre stato attratto dalla bellezza della natura e lo splendore del cielo stellato è come un richiamo dall'infinito. Ci avvolge per comunicarci qualcosa di misterioso e le stelle, insieme al sole e alla luna, ci indicano una strada. È un richiamo per comunicarci qualcosa di misterioso, il mistero dell'origine della vita stessa, della nostra vita, personale, di ciascuno di noi. Nel suo spirito l'uomo si è sempre posto molte domande: com’è fatto e com’è nato l'universo? E in questo universo l'uomo cosa ci sta a fare? E' nato con l'universo? Da dove viene, e dove va? Chi è l'artefice di quest'opera magnifica? In una remota antichità qualcuno ha disegnato dunque le costellazioni come ancora oggi le conosciamo, complice una misteriosa intuizione o, forse, sarebbe più appropriato parlare di rivelazione. Perché è come se il Creatore, attraverso il creato, si svelasse agli occhi degli uomini per far comprendere quale sia la vera meta da perseguire e la strada che vi conduce”.

Com’è cambiata la concezione delle stelle e la loro osservazione nel tempo? - “Senz'altro la concezione e l'osservazione delle stelle nel tempo è cambiata. Nell'antichità, era diffusa l'astrolatria, perché al pari di molti altri fenomeni naturali, le stelle erano considerate personificazioni di forze naturali. E sono cambiate anche le modalità di osservazione. Oggi con le risorse della tecnica, disponiamo di strumenti straordinari per scrutare il cielo e riprenderlo. La nostra mentalità però non è più quella degli antichi: noi vogliamo misurare, pesare, dimostrare ecc”.

Siamo nei primi giorni del nuovo anno quindi si fa un gran parlare di astri, oroscopi ecc. Quanto c’è di scientifico in tutto questo? - “In realtà la vera questione da porre a mio avviso riguarda la libertà e il libero arbitrio dell'uomo. Non vi sono dubbi che noi viviamo una libertà condizionata, dal popolo, dalla razza, dalla nazione, dalla famiglia in cui nasciamo e viviamo. Questa nostra condizione di base, che continuerà a condizionarci nel corso dell'esistenza, si riflette nell'oroscopo. Possiamo però affrancarci gradualmente impugnando la volontà. Ed ecco che le previsioni non necessariamente si avverano. Senza considerare che la conoscenza delle forze operanti nel cosmo alle quali siamo esposti cresce ogni giorno e il grafico celeste è un'istantanea di queste forze, che però conosciamo solo in minima parte”.

Il volume di Krafft racchiude in sé due differenti chiavi di lettura. Viaggia all’interno di quella scienza che si occupa del significato degli archetipi astrologici e del loro gioco di trasformazioni, anche come simboli, ma è però, al tempo stesso, un’idea creativa, poesia ed espressione. Come si può fare una distinzione tra scienza e creatività? - “Trattandosi dello studio delle forze archetipiche, di quelle forze che informano il cosmo, è chiaro che si finisce per entrare in relazione con la dinamica della creazione, entrando a far parte di questo processo. Per conoscere queste forze, devi entrare in sintonia con loro, percepirle, non basta studiarle come osservatore esterno, devi stabilire una relazione”.

“Tipocosmia” è un volume ricco di fascino. Cosa ha provato nel curarlo? Da cosa è stata affascinata nel volume di Krafft e quali difficoltà ha incontrato nel suo lavoro? - “Curare la traduzione di questo volume era come fare delle ripetute meditazioni, intese come un flusso continuo di pensiero applicato a questi simboli per penetrarli e conoscerli al di là della forma. Dovevo scoprire la loro forza e ciò significa, in una qualche misura, viverla. E questo ti cambia, ti modella. Ho trovato particolarmente affascinante che Krafft abbia fornito una spiegazione del perché i simboli astrologici hanno quella forma e non un'altra. Nessuno se lo chiede solitamente”.

La durata, la “vita”, di un astro è incommensurabile e quasi eterna rispetto all’esistenza umana. Non a caso anche Dante nella Commedia paragonava Dio ad una forza connessa al moto delle stelle. Come mai, allora, si percepisce anche un costante senso di frenesia e di fretta, visto che nella nostra società si guarda sempre agli astri? - "Comunemente si guarda agli astri con una mentalità superstiziosa e bigotta, nonostante tutta la scienza e la tecnica a nostra disposizione. E questo non ci aiuta”.

Ultima domanda: crede nel calendario astrale Maya e nell’ipotesi di un’imminente fine del mondo fissata al 21 dicembre 2012? - “Sinceramente non sono stata attratta da questa cosa per cui non me ne sono occupata”.


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