Che la lettura arricchisca lo spessore culturale delle persone è cosa nota, ma che addirittura i libri possano salvare una vita, non lo sapevano tutti. Così quasi per gioco, ma un gioco molto serio e profondo, è nata l’iniziativa di proporre un incontro per parlare di letteratura, cultura ed emozioni per scoprire se c’è e quale è il libro che ha cambiato o salvato la vita ad un personaggio del mondo della cultura e del giornalismo. In questa occasione è stata la volta di Paolo Ciampi, giornalista e scrittore fiorentino, autore di molti testi e vincitore del Premio Castiglioncello nel 2004, che si è lasciato intervistare-interrogare da Aldo Rosati esperto di comunicazione e media. Ad uno scrittore e lettore onnivoro come Ciampi, Rosati ha chiesto di sottoporsi al gioco del libro “salva vita” chiedendogli appunto di dire quale è stato il libro che ha inciso profondamente su di lui. Come ha rivelato lo scrittore fiorentino “chiamare gioco questo è un po’ riduttivo, io credo che i libri cambino e salvino la vita, l’ho sperimentato sulla mia pelle. Forse non un singolo libro ma più di uno sicuramente cambia e salva la vita, di questo ne sono convinto. Se dovessi indicare un libro soltanto citerei Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Anche se è difficile dover fare solo un titolo, sicuramente il libro della scrittrice francese ha inciso su di me. Mentre tra le mie letture da ragazzo citerei La tigre della Malesia di Salgari che mi ha salvato l’adolescenza regalandomi le fantasie di viaggi esotici”.
Con sapiente arte maieutica, Aldo Rosati, ha voluto sapere i motivi della scelta di Ciampi, perché proprio Le memorie di Adriano? E se ci sono adesso imperatori tipo Adriano? Secondo Paolo Ciampi “il libro su Adriano è estremamente attuale, parlando di una persona di quasi 2000 anni fa è come se parlasse di noi, della difficile relazione con il potere. Ho scelto questo libro perché riguarda un argomento che mi interessa cioè la politica e ne propone una riflessione interessante. La politica è conquista del potere, Adriano è un uomo pieno di vizi e di limiti, in questa imperfezione c’è anche l’ambizione del potere, non commise grandi delitti, forse anche perché si trovò la strada spianata grazie a Traiano, che lo riconobbe come successore. Leggere questo libro mi ha spinto a riflettere sul potere, anche sui suoi lati oscuri, pensando a quello a cui può portare questo tipo di ambizione”. Ma quale è la lezione di Adriano? “Questo è un libro che affronta il problema del potere – prosegue Ciampi – e poi della strada degli imperatori per raggiungere la felicità. La lezione di Adriano è anche quella della caducità del potere, rispetto alle ragioni vere della felicità, con la consapevolezza dei propri limiti Adriano fa delle cose straordinarie”. Rosati continua a incalzare lo scrittore fiorentino per andare più a fondo in questa sorta di ricerca epistemologica del libro salva vita, chiedendo “Se le letture più importanti sono quelle che facciamo da giovani, in altre parole se con gli anni cambia il nostro modo di leggere? Da giovani si legge in maniera febbrile, senza interruzioni, ma poi si resta lettori con la stessa capacità di assimilazione?” Ciampi risponde schiettamente, come nel resto del dialogo, tra gli spettatori che pur essendo in spiaggia, ascoltano con l’attenzione accademica “vorrei dire che il nostro modo di leggere rimane uguale, ma ho l’impressione che non sia vero. Le letture acerbe ad anni diversi che non possiamo recuperare, anche se poi col passare degli anni il nostro senso critico aumenta, ma non è detto che questo sia tutto un vantaggio, perché il senso critico è anche distanza”. Rosati e Ciampi hanno saputo offrire una discussione di elevato livello su un libro che vale sicuramente la pena leggere, Le memorie di Adriano della Yourcenar nella nuova edizione Einaudi, riproponendo le riflessioni di un imperatore romano calato nella sua epoca eppure così vicino al tormento dell’uomo di ogni tempo, alla ricerca di un equilibrio tra razionalità e passione, tra intelligenza e fato. Sfogliando le pagine di questo volume si può veramente apprezzare il livello di introspezioni che non hanno tempo né luogo ma che valgono sempre, si parla di amore e malattia “la malattia e l’età hanno i loro aspetti straordinari” e di razionalità a volte limitata “la ragione si smarrisce di fronte al prodigio dell’amore”. Ma chi era in fondo Adriano, era anche un latin lover come nello stereotipo dell'imperatore sempre in cerca di concubine, del maschio potente e sempre cacciatore? No, non seguì la carriera del seduttore “la tecnica del seduttore esige indifferenza e disinvoltura per le quali non mi sentivo portato”.
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