Lana, carne, latte. Nel libro di Barbro Santillo Frizell il paesaggio pastorale tra mito e realtà

il 04/06/2010 - Redazione

Un viaggio tra mitologia classica, arte e letteratura dove la pastorizia è al centro di un percorso che abbraccia l'intera storia della nostra civiltà. Questo è Lana, carne, latte (Mauro Pagliai Editore), il libro dell'archeologa Barbro Santillo Frizell, direttrice dell'Istituto Svedese di Studi Classici di Roma, finalmente tradotto in italiano. Uscito per la prima volta in Svezia nel 2006 per Carlssons e edito l'anno successivo in Germania da Böhlau, il testo unisce la competenza e il rigore scientifico alla chiarezza espositiva che lo ha reso un successo anche tra il grande pubblico. L'edizione italiana è arricchita da un ricco repertorio di immagini a colori.

La pubblicazione - Nell'antichità animali domestici quali il cavallo, il bue, la pecora e la capra avevano un ruolo assai più importante che non oggi. Erano presenti ovunque nel quotidiano dell'uomo, che li utilizzava per i trasporti, nell'agricoltura, in guerra, e per la produzione di beni indispensabili alla sua vita. La pecora, in particolare, ha avuto una centralità unica: dall'animale vivo si ricavavano sangue, latte, lana e letame, che a loro volta davano alimenti, vestiario, concime e combustibile. Dalla pecora macellata si ottenevano carne, grasso, ossa, pelli, corna e tendini, utili per fabbricare vestiti, coperte, candele, otri. Tutto in cambio di un poco di erba e un pascolo adatto. Nessuna meraviglia che un animale così fondamentale fosse anche al centro di un immaginario fatto di miti e leggende, e sia stato dipinto, scolpito, cantato. Così come il pastore, mestiere più volte affiancato alla divinità: basti pensare all'origine del dio Pan o ad Apollo epimélios, ossia "guardiano delle greggi". Il paesaggio pastorale, comune a tutte le nazioni europee, non è dunque solo fatto di pascoli, campi, brughiere e fonti, ma di tradizione e folklore, di idee profondamente radicate nella memoria collettiva. Oggi lana e carne vengono importate, i terreni sono invasi da vegetazione o seminati, ma le montagne, gli altipiani e le valli portano ancora i segni di un utilizzo millenario.

La presentazione - Il volume sarà presentato martedì 15 giugno alle 18 all'Istituto Svedese di Studi Classici di Roma (via Omero, 14). Oltre all’autrice e all’editore saranno presenti l'archeologo Luciano Santella e il giornalista Carlo Vulpio, e saranno presenti l'autrice e l'editore.

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