Una storia ironica dell’Italia, dagli anni ’80 del “Drive-In” e di “Bim Bum Bam” fino ai giorni nostri. Tra un aneddoto e l’altro si parla anche di Pertini, Berlinguer, del pentapartito e del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Nell’ultimo romanzo di Enrico Brizzi, “La vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio”, edito da Laterza, c’è tutto questo e anche altro, compreso il passaggio dalla tv in bianco e nero a quella a colori. Alla Feltrinelli di Firenze ne ha discusso assieme all’autore il sindaco Matteo Renzi, con il coordinamento di Leonardo Sacchetti, direttore di Controradio. “Nel libro – ha notato Sacchetti - non si racconta solo di come un imprenditore sia diventato Presidente del Consiglio, ma ci sono anche passaggi strettamente autobiografici, in cui si narra l’avvicinamenti dello stesso Brizzi alla televisione, da semplice fruitore a protagonista in attesa nei camerini del Maurizio Costanzo Show”.
La televisione protagonista- Proprio la televisione è una delle protagoniste indiscusse del romanzo, come affermato dallo stesso Brizzi: “La storia che ho scritto è anche la storia del piccolo schermo, che nel corso degli anni ottanta rinuncia per sempre al suo storico ruolo educativo, quello di insegnare l’italiano agli italiani. Penso agli anni 1983-84, quando la tv si trasforma nel luogo in cui si annunciano le profezie che si avverano il giorno dopo”. Poi vennero gli anni novanta e la fine della prima repubblica: “pensavamo fosse l’inizio di un nuovo cammino verso una società più giusta, ma adesso invece ci troviamo a fare i conti con un immaginario che venti anni fa avrebbe fatto orrore a qualsiasi politico. Si racconta ai giovani che per fare strada nella vita si deve sposare un miliardario, oppure diventare famosi con ogni mezzo. Questo non finirà quando Berlusconi non sarà più al governo –accusa Brizzi-. I danni che sono stati fatti sono profondi”.
La storia degli italiani - Quella descritta da Brizzi non è banalmente la storia di Silvio Berlusconi, ma la storia degli italiani e dei loro costumi, vista dal punto di vista di uno scrittore classe 1974. “Quando Silvio grande raccontatore di miracoli, si affacciò sulla scena politica nazionale – si legge nel romanzo -, ancora si ripeteva in giro che la televisione era lo specchio della società. Era un’interpretazione ormai inadeguata: presto la società italiana sarebbe entrata dentro quello strano specchio, tutta intera come Alice e, come lei, sarebbe partita per il viaggio più colorato e spaventoso della propria Storia. Perché ancora un attimo prima che accadesse, sembrava impossibile. Invece è successo, non una ma tre volte, che il Paese si sia affidato al Silvio, un imprenditore scafato e di successo che solo le barzellette, prima di Tangentopoli, avrebbero visto come Capo del governo”.
Il commento del sindaco Matteo Renzi - Un punto di vista, quello dell’autore di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” condiviso in buona parte anche dal sindaco Matteo Renzi: “Sento questo libro estremamente vicino a me, poiché c’è bisogno di raccontare che questi venti anni di vita politica segnati da Berlusconi passeranno alla storia. Comunque si giudichi il suo operato, questo è un dato di fatto. E questo – nota il sindaco-, non è un semplice testo su Berlusconi, ma tratta più in generale della storia d’Italia. Come scrive lo stesso autore nel finale, i luoghi da cui ripartire sono le piazze, i punti di costruzione della comunità. Se riteniamo che alcuni messaggi mandati dalla televisione siano disvalori, si deve partire dal mettere in pratica i valori opposti. Non basta limitarsi a contestare ”.
Matteo Leoni
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