Rime facili, avere un “tu” per destinatario, vocalismi al limite del banale e un ritornello che suona già alla prima frase. Sono questi gli ingredienti della ricetta ideale per la canzone tormentone dell’estate. Ad elaborare la formula magica Giuseppe Antonelli, professore di Linguistica all’Università degli Studi di Cassino che venerdì 8 aprile interverrà al Festival “Le parole, i giorni” (Poggibonsi- Siena) con la conferenza spettacolo “Ma cosa vuoi che sia una canzone”.
La ricetta per il tormentone - In attesa del tormentone estivo 2011, Antonelli rivela i quattro segreti linguistici per il successo di una canzone andando ad analizzare i testi della storia della musica italiana: “Il mare fa rimare; oltre alle classiche tre parole sole, cuore, amore un po' di atmosfera balneare non guasta mai (d'estate sono pochissimi gli italiani che vanno in montagna). Ma ancora di più conta la presenza di rime facili, che ricalchino usi già familiari ed entrino subito in testa al primo ascolto. Quelle con mare e tutti gli infiniti in -are sono forse le più facili in assoluto. Di blu ti vesti tu; insieme ai rimari vanno tenuti in gran conto i colori primari (rosso, giallo e blu). Trasmettono gioia, calore, luminosità; il blu, il particolare una bella freschezza estiva, e poi serve a baciare il tu: il vero e immancabile protagonista di ogni tormentone estivo. Chi è? Chi vi pare, appunto: per questo funziona. I cantanti fanno oh. Un giornalista chiese a Modugno, di ritorno dalla sua trionfale tournée negli USA, cosa piacesse tanto agli americani della sua Nel blu, dipinto di blu. Modugno rispose sicuro: «l’oh oh». La fortuna di una canzone nasce dalla musica molto più che dalle parole; e questo vale a maggior ragione per i tormentoni estivi. Basti per tutti l'esempio di Vamos a la playa: in spagnolo, ma con un bellissimo "oh oh oh oh oh". Il ritornello di rito ritorna all'infinito. Il tormentone vero deve sentirsi già all'inizio della canzone: sapore di sale sapore di mare, guarda come dondolo, stasera mi butto, luglio, l'estate sta finendo, bruci la città. Come avrebbe detto il buon Mike nazionale: la prima frase è quello che conta. (Qualcuno lo chiama imprinting)”.
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