La poesia di piazza del Campo sotto le stelle

il 27/07/2009 - Redazione

La suggestione che crea la luna mentre guarda dall’alto la piazza del Campo è forse poesia pura. Difficile descrivere le sensazioni che questa visione può dare a turisti, visitatori, ma anche a tutti coloro che la città l’abitano e la vivono tutti i giorni senza però che riescano a rimanere indenni dal fascino tutto particolare della luna che fa da sentinella alla Torre del Mangia. Nel corso degli anni diversi scrittori hanno provato a racchiudere nelle parole queste sensazioni e qui di seguitone riportiamo due autorevoli esempi tratti da “Siena d’Autore” (Aska Edizioni)


“Non potrò dimenticare una sera, in cui sedevo nella Piazza del Campo, quella in cui si corre il Palio. Davanti a me la luna Piena sembrava veramente salire dai merli gotici del Palazzo Pubblico, lungo il filo della Torre del Mangia, per poi librarsi sopra l’ultimo ballatoio; che diventava allora l’ultima tappa di una salita alla luna, in un Medio Evo astrologico. Ma il popolo passeggiava e i bambini giocavano, lungo il perimetro e nel centro incavato della stupenda Piazza fatta a forma di valva; il passato e il presente, il vicino e l’astrale, sembravano far parte di un medesimo tempo”
Guido Piovene

“Fu nel chiarore che segue al crepuscolo allorché, dopo esser disceso da un vicolo coperto a volta, (vicolo dei Borsellai, ndt) mi trovai nella Piazza e scorsi la Torre del Mangia sfrecciare come un razzo nell’aria stellata. Dopo tutto non lo dice: devi immaginarti un silenzio assoluto nel quale essa si libra. Una volto che hai corto quella del Mangia, tutte le altre torri, gli obelischi, le colonne ti sembrano minuscole, volgari e inchiodate alla terra; questa invece sembra staccarsi dal suolo e ha più l’aspetto di un volo che di un monumento. La luna, novella, a metà del suo corso ascendente gettava uno sguardo da sopra i merli del palazzo Comunale, dal quale svettava la torre, sulle facciate degli antichi palazzi il cui semicerchio racchiude il vasto spazio che ha dinnanzi, lambendo coi suoi raggi d’argento l’acqua della più bella fontana del mondo, le cui statue e i cui bassorilievi apparivano scuri al di sopra e attorno al bacino silente”
William Dean Howells

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