“La mandragola” di Niccolò Machiavelli di scena a Firenze dal 16 al 21 giugno

il 12/06/2015 - Redazione

Un lavoro “principe” nello smascherare l’ipocrisia di qualsivoglia autorità. Un nuovo, importante appuntamento della rassegna “Il Teatro della Toscana al Bargello”, tra le proposte cardine dell’Estate Fiorentina 2015. Da martedì 16 a domenica 21 giugno arriva nel Cortile del Museo Nazionale del Bargello di Firenze il capolavoro più originale del teatro comico del Cinquecento italiano: “La Mandragola” di Niccolò Machiavelli per la regia di Claudio Spaggiari. Sul palco Marcello Allegrini, Fabio Baronti, Luca Cartocci, Andrea Nucci, Claudio Spaggiari, Natalia Strozzi, Sabrina Tinalli, Silvia Vettori.

L’opera - “Può davvero diventare un’ossessione il non riuscire ad avere un figlio che garantisce la continuità del casato, ma non al punto di dover morire, pur di averlo, prima del tempo. Se però la vita può lasciarcela un altro…”. Così Messer Nicia, che si crede furbo, si fa coinvolgere da chi è furbo davvero in una beffa erotica dal vago sapore boccaccesco. Ma nonostante la materia leggera, “La Mandragola” non smentisce il Machiavelli de “Il Principe”: nello smascherare l’ipocrisia di autorità intoccabili come la Chiesa o la famiglia nella Firenze rinascimentale; nel dimostrare che nella conquista di qualcosa cui si tiene davvero, non importa se si tratta di una donna o di un principato, le regole del gioco sono sempre le stesse. I modelli di riferimento sono, per Messer Niccolò, il teatro classico, da cui trae l’impianto generale, la novellistica e Boccaccio, in particolare, da cui prende la materia narrata, l’articolazione e la psicologia dei personaggi. La beffa fiorentina per eccellenza, tra i primi testi in prosa italiana, grazie alla Fondazione Teatro della Toscana torna ad abitare tra le storiche mura del Cortile del Museo Nazionale del Bargello, luogo tanto suggestivo quanto fondamentale per la biografia del suo autore.

Lo spettacolo - La vicenda narra del giovane e ricco Callimaco che, tornato da Parigi a Firenze, si serve dell’aiuto del parassita Ligurio per sedurre la bella e casta Lucrezia. Ligurio ha l’idea di sfruttare la stupidità del marito di lei, Nicia, desideroso di avere un erede, ma convinto che la moglie sia sterile. Organizza così un incontro in cui Callimaco si finge medico, suggerisce una pozione di mandragola per guarire la donna e convince Nicia della necessità di far giacere la moglie con uno sconosciuto, poiché la pozione avrebbe il potere di uccidere il primo uomo che avesse avuto rapporti con lei dopo averla bevuta. Lo scaltro Ligurio riesce poi a vincere la resistenza di Lucrezia a commettere il doppio peccato di adulterio e omicidio, grazie all’aiuto della madre di lei, Sostrata, e al corrotto Fra’ Timoteo, suo confessore. La sera, dopo aver fatto bere la pozione di mandragola a Lucrezia, viene organizzato il rapimento di un giovane vagabondo, che in realtà è Callimaco travestito. Quest’ultimo passa la notte con la donna e la mattina le rivela la sua identità, tutto l’inganno e il suo amore. Lei, constatata la differenza tra il vecchio marito e il giovane Callimaco, lo accetta come amante e gli consiglia di presentarsi all’inconsapevole Nicia come suo compare, cosicché potrà entrare e uscire dalla sua casa a suo piacimento e tutti avranno ottenuto ciò che volevano. Come ne “Il Principe” anche qui Machiavelli intende analizzare e mostrare la verità effettuale dei mezzi con cui l’uomo arriva a raggiungere i suoi fini, spostando però la prospettiva dallo scenario vasto della politica a quello della vita privata e utilizzando il linguaggio della comicità amara e spietata. Se lo scopo dell’agire politico ha una intenzione alta, i personaggi de “La Mandragola” mettono in campo tutte le loro migliori energie per uno scopo greve e volgare: il soddisfacimento dell’amore sensuale e l’interesse economico.

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