“La lupa romana. Un monumento antico che scende dal suo piedistallo”. Questa la traduzione del titolo del libro di Maria R. Alföldi, Edilberto Formigli e Johannes Fried, volume in lingua inglese e tedesca che affronta il delicato argomento della datazione della Lupa Capitolina: per alcuni di epoca etrusca, per altri invece di età medioevale. Il libro, edito dalla casa editrice Franz Steiner Verlag, è stato presentato martedì 10 maggio presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala. Hanno introdotto l’argomento la professoressa Barbara Forster Scardigli, già docente di storia romana presso l’Università degli Studi di Siena, e il professore Moreno Lifodi, insegnante di greco e latino presso il Liceo Classico E. S. Piccolomini.
L’animale adiuvante - Lifodi ha introdotto brevemente alcuni interessanti aspetti antropologici legati alla figura della lupa coi gemelli: “l’animale adiuvante” al fianco di personaggi mitici come topos della mitologia, la natura anche socievole del lupo come conferma il mito di Romolo e Remo, e l’interesse che la città di Siena dimostrò verso il simbolo della lupa romana a partire dal XV secolo. Ad entrare nel vivo dell’argomento esposto nel volume è stato il restauratore della Lupa Capitolina Edilberto Formigli, il quale ha illustrato al pubblico numerose prove scientifiche a supporto della teoria della datazione medioevale.
L’incontro - La fusione in un solo getto, la presenza di materiale organico dentro il bronzo con fini metallurgici, l’intelaiatura interna che si dirama anche nelle estremità dell’animale e la superficie del bronzo non levigata sono tutti aspetti tipici – secondo Formigli – della statuaria medioevale. I due docenti dell’Università di Francoforte, Maria R. Alföldi e Johannes Fried, hanno poi illustrato le vicende storiche e le varie “peregrinazioni” della Lupa Capitolina nell’arco dei secoli: le sue varie sedi all’interno della città di Roma, un possibile passaggio del gruppo statuario della lupa coi gemelli da Costantinopoli, il sacco di Roma ad opera di Alarico e dei Vandali. L’interessante dibattito si è concluso con l’intervento della professoressa Gilda Bartoloni, docente presso “La Sapienza” di Roma, secondo la quale la Lupa Capitolina giunta fino a nostri giorni potrebbe essere una copia medioevale di un originale più antico: possibilità, questa, presa in considerazione anche dal restauratore Edilberto Formigli.
Un libro interessante che ha dato la possibilità, per una sera, di parlare di un simbolo che accomuna Roma e Siena e al quale le due città sono entrambe legate da un vincolo d’amore secolare, indipendentemente dalla datazione e dall’epoca storica alla quale esso appartenga.
Duccio Rossi
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