Se è vero che bastano tre indizi a fare una prova, cosa dire quando se ne scoprono cinque, tutti lì a dimostrare che Siena ha un feeling naturale coi maestri del fumetto? Nel 2005 fu memorabile la grande personale Periplo Immaginario dedicata a Hugo Pratt. Fino a Pasqua Palazzo Squarcialupi ospita le splendide tavole di Milo Manara. Cronologicamente, gli indizi numero quattro e cinque. Per riavvolgere il fil rouge dobbiamo tornare molto indietro nel tempo, al 17 settembre del 1983, quando i Magazzini del Sale da poco restaurati accolsero un’antologica di Jean Giraud, il grande disegnatore francese morto il 10 marzo scorso. Indizio numero uno.
In quei lontani anni ottanta il quarantacinquenne Giraud era già oggetto di culto nel suo Paese e aveva molti fans italiani. Chi scrive curò la mostra insieme ad Antonio De Martinis e Sergio Micheli, un progetto ArciComics finanziato dall’Amministrazione Provinciale, e ne sapevamo abbastanza da cogliere la felice schizofrenia creativa di questo artista, fino a proporla nel titolo: Dr. Gir et monsieur Moebius, la grafica di Jean Giraud. Sdoppiamento stevensoniano a fin di bene: Gir quando firmava la saga western del Lieutenant Blueberry difensore della giustizia e amico degli indiani - 32 album dal 1962 al 2007, serie record per longevità e successo mondiale - , Moebius quando affabulava in punta di china le storie di fantascienza più folli e immaginifiche mai sognate: tra le altre, L’Incal, Le garage hérmetique, Le monde d’Edena, Arzak, Major Fatal. Interpellato, Jean accettò con entusiasmo e dopo un primo contatto a Parigi ci tempestò di tavole originali, più di quante sperassimo, oltre a un meraviglioso inedito per il manifesto. Era la sua prima esposizione italiana. Vero signore, s’accontentò del rimborso viaggio e dell’ospitalità. Curioso dell’esperienza e anche paziente: mostrò di divertirsi persino alla cena rigidamente vegetariana del dopo vernissage, ospite d’onore Oreste del Buono, intellettuale fuori dagli schemi. Colui che nel 1965, sul mitico numero uno di Linus, in una tavola rotonda con Umberto Eco ed Elio Vittorini aveva sdoganato i comics: non solo trastullo infantile ma forma narrativa seria, e capace di indagare le pieghe nascoste della vita. Nel catalogo stampato dagli Editori del Grifo, Del Buono spiegò il fenomeno Giraud, il metodo, lo stile e l’ideologia, che può nascere anche in territorio disegnato da un rettangolo e una nuvoletta, e va ben oltre, se parla di libertà dalle convenzioni estetiche e sociali. Il saluto ufficiale all’autore portava la firma prestigiosa di Federico Fellini, un omaggio da pari a pari : “Caro Moebius, che grande regista saresti! Ci hai mai pensato? Ciò che più stupisce nei tuoi disegni è soprattutto la luce nelle tavole in bianco e nero: una luce fosforica, ossidrica, come una luce perpetua che viene dai limbi solari… E’ un mio vecchio sogno riuscire a realizzare un film di fantascienza. Tu saresti senza dubbio il collaboratore ideale, ma penso che non ti interpellerei mai, perché tu sei troppo completo, la tua forza visionaria è troppo forte: cosa mi resterebbe da fare, in queste condizioni?”. Giraud/Moebius s’era svelato a sufficienza nell’intervista per il catalogo: “Quando si lasciano aperte le porte dell’immaginario, quando si cerca di creare delle cose libere….si arriva a questo stato di non volontà, che fa in modo che si trascrivano delle cose presenti nel profondo di noi stessi. Come i mostri, ma anche gli angeli. Potrei dire di essere stato più spaventato dal mio lato angelico che dal mio lato mostruoso, che alla fine ho privilegiato rispetto all’altro”.
La mostra fu una produzione tutta “sulle lastre”, senese doc e realizzata in collaborazione con il Comune: progetto di Luciano Cini e Gianni Neri, allestimento di Cesare Olmastroni e Marco Bruttini con la supervisione di Mauro Civai, progetto grafico di Mario Marte, audiovisivi di Daniele Sasson, Sergio Micheli e Rolando Giorgetti, musiche di Ruggero Lolini, riproduzione fotografiche di Mario Appiani. Il tutto coordinato da Marisa Di Lonardo insieme a Gianni Resti. Con alcuni di loro, chi scrive e Antonio De Martinis si ripeterono con la prima personale senese di Milo Manara, Fortezza Medicea agosto 1985, e nel ’90 con la grande antologica purtroppo postuma di Andrea Pazienza, ancora ai Magazzini del Sale. Indizi numero due e tre di cui si diceva a proposito di quel famoso feeling. Certo, all’inizio doveva essere la luce, quella luce così ben descritta da Fellini. Nel commemorare Jean Giraud su la Repubblica, il giovane disegnatore Gipi racconta che una volta vide Dio: era un signore ormai anziano che a una rassegna specializzata gli sedeva accanto, autografava disegni e gli sorrideva gentile.
Moebius ha salutato Siena in occasione dell'inaugurazione della mostra antologica dell'amico e collega Milo Manara. Il 30 settembre scorso è stata l'ultima apparizione in Italia del grande Jean Giraud che, già in precarie condizioni di salute, non ha voluto mancare all'evento dedicato al maestro del fumetto erotico
Vincenzo Coli
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