Siena sta ospitando una rassegna culturale che anticipa le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità. “Italia paese mancato? La cultura storica per essere cittadini partecipi e consapevoli” è il tema del ciclo di lezioni iniziate questa settimana, con una dissertazione sugli albori del Risorgimento e termineranno il 22 aprile, con la crisi della prima Repubblica. Per capire meglio le ragioni che hanno portato alla realizzazione di questi seminari abbiamo incontrato Natascia Tonelli, Professoressa di Letteratura italiana all’Università di Siena e presidente della Sezione didattica dell’Associazione degli italianisti (ADI-SD). “La letteratura, di questo processo assai lungo e accidentato di creazione anche di una identità culturale, è stato uno degli strumenti più efficaci. Già a partire da Dante – spiega Tonelli - le cui alterne fortune nei secoli della nostra storia nazionale ci raccontano, come ha insegnato Carlo Dionisotti anche l’evolversi dell’idea di ‘patria’”. Proprio su Dante e sulla sua ‘funzione’ in direzione dell’identità nazionale sarà organizzato nel 2011 un convegno internazionale a Siena, animato dallo stesso spirito che ha ispirato il convegno “Aspettando il Risorgimento” del 2009 e oggi gli incontri a Palazzo del Governo.
Qual è il rapporto tra Risorgimento e Letteratura?
“Letteratura e Risorgimento sono strettamente interconnessi: se si pensa che il problema della lingua nazionale ci affligge ancora oggi… la letteratura è stato un mezzo decisivo per creare un’identità e un’unità linguistica. Ma la creazione e la diffusione degli ideali che animano il Risorgimento si deve molto ai letterati, che poi hanno anche in prima persona combattuto per la libertà e l’unità nazionale. Si pensi al grande romanzo di Nievo, che fu eroe dei Mille. Ma ancor prima non possiamo non pensare a Foscolo”.
Come hanno vissuto il Risorgimento italiano gli autori dell’800?
“Dobbiamo partire da Foscolo, precursore degli ideali del Risorgimento. Come tanti altri, da principio Foscolo ha sposato gli ideali napoleonici ma ha vissuto, dopo la firma del Trattato di Campoformio e la spartizione settentrionale della penisola, un profondo senso di delusione, accompagnato dal desiderio di agire e di combattere per l’indipendenza del proprio Paese”.
I temi, gli ideali e i sentimenti del Risorgimento sono presenti nella Letteratura contemporanea?
“Certamente no, e per fortuna non dobbiamo più combattere contro un nemico in armi…l’ultima fase di quel tipo della nostra storia è stata la Resistenza, non per niente detta anche secondo Risorgimento. I problemi di ora sono di segno opposto: sembra che si stia disgregando anche l’ideale unitario del Paese. E gli ideali di oggi sono del tutto esteriori, si stenta a trovare la fiducia in impegni positivi come la solidarietà e la socialità e l’agire per il bene comune”.
La lingua era centrale nel Risorgimento e nei valori politici di quel periodo, com’è vissuto oggi il rapporto con lo studio dell’italiano?
“In modo problematico, perché c’è una progressiva perdita della consapevolezza della necessità di padroneggiare bene la lingua. Si parla ancora molto male l’italiano e soprattutto non lo si sa scrivere. Le competenze linguistiche degli studenti, anche nello scrivere un semplice testo corretto, sono scarse. Se poi si pensa alla proposta progetto di far studiare a scuola il dialetto, quando non si conosce l’italiano, ci troviamo di fronte a un processo del tutto anacronistico, pericoloso e disgregante”.
Perché è tanto importante l’italiano?
“La padronanza della propria lingua è uno strumento civile fondamentale, uno strumento di cittadinanza. Non è possibile realizzarsi compiutamente come individuo a prescindere dalla lingua, che è lo strumento della comunicazione. Se i nostri studenti non riescono ad usare correttamente l’italiano, finiscono in un certo senso per scontrarsi con gli stessi problemi linguistici, e quindi di integrazione, propri degli immigrati. E questo a partire dall’ortografia! Purtroppo il deficit linguistico deriva anche da qualche falla nel sistema scolastico,che negli anni ha subito una perdita progressiva di investimenti e di conseguenza perdita di autorevolezza e di riconoscimento del ruolo fondamentale degli insegnanti; ma non solo da questo”.
Elisa Manieri
SOTTO TORCHIO
LIBRO E AUTORE PREFERITO
“Ulisse” di James Joyce
L’ULTIMO LIBRO LETTO
“Un giorno perfetto” di Melania Mazzucco
IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI
“Don Chisciotte della Mancia” di Miguel De Cervantes
LEGGERE E’….
Un piacere
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