“La lettura non può essere un obbligo”. Parola del professor Romano Luperini

il 21/09/2009 - Redazione

Se l’insegnamento della letteratura ha l’obiettivo di ricostruire la dialettica passato-presente, non basta conoscere e storicizzare il passato, occorre anche studiare la contemporaneità ed elaborare un canone del Novecento. Ne è convinto Romano Luperini, scrittore tra i massimi esponenti della critica italiana e professore di Letteratura Italiana e critica letteraria all’Università di Siena. Con l’inizio del nuovo anno scolastico, le parole di Luperini rappresentano uno stimolo per i docenti a insegnare ai ragazzi che “la lettura non può mai basarsi solo su un obbligo” perché, secondo Luperini, i testi letterari “hanno un valore nella nostra concreta attualità”. A Romano Luperini si devono soprattutto “La scrittura e l’interpretazione”, antologia in uso nel 20% delle classi delle scuole medie superiori italiane e la direzione del Centro di studi “Federigo Tozzi” che ha preparato le prime edizioni critiche di opere di Federigo Tozzi.

Professore, lei ha scritto che “fra scuola e contemporaneità letteraria si è aperta una frattura che prima non esisteva”, di chi sono le responsabilità?
“Negli anni venti non c’era questa frattura, originata da un distacco progressivo della società dalle vicende della letteratura,distacco di cui non è responsabile solo la riforma Gentile. Mio padre studiava a scuola scrittori a lui contemporanei come Carducci Pascoli d’Annunzio. L’aggiornamento sul Novecento che è in corso nella scuola negli ultimi anni rivela il bisogno dei docenti di far fronte all’esigenza di superare questo distacco che si è verificato negli anni del fascismo e poi si è ancora più approfondito. Questa esigenza è avvertita ormai come inderogabile, ma è anche vero che questo aggiornamento appare tumultuoso e confuso, in quanto in larga misura lasciato all’improvvisazione”.
Quali dovrebbero essere i criteri da seguire per arrivare al canone scolastico del nostro secolo?
“Il codice scolastico riflette l’identità culturale di una nazione, per questo non si possono dare criteri rigidi. Nelle scuole si può stabilire, per esempio, il criterio dell’internazionalizzazione, che comprende il valore europeo di uno scrittore: ad esempio all’estero è molto più conosciuto Goldoni di Alfieri. Così come grande importanza la ricopre Montale, premio Nobel tradotto in tutte le lingue e particolarmente studiato anche in America”.
Lo scrittore senese Federigo Tozzi è un autore studiato e amato dal mondo accademico ma non altrettanto conosciuto dal grande pubblico. Perché?
“Tozzi è stato scoperto e valorizzato di recente, negli anni ’70, a mezzo secolo di distanza dalla sua morte, grazie al critico letterario Giacomo Debenedetti. Tozzi è un autore scomodo e difficile da classificare, non è un verista, come si era pensato a torto per molti anni, semmai un espressionista. Lo rende poco appetibile al grande pubblico il fatto che non ama la trama: non elabora vicende complesse, fatti, intrighi, ma scrive per raccontare stati d’animo, emozioni. E poi i romanzi di Tozzi non sono da leggere prima di andare a letto, potrebbero tenere svegli, l’angoscia è la sua cifra”.
Come si forma il canone?
“Attraverso una contrattazione permanente e involontaria tra diversi soggetti, come oggi i giornali, l’editoria, la scuola e l’università… la critica letteraria”.

Elisa Manieri

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Oltre a “Il fondamentalista riluttante”, direi il volumetto “Che cos'è il contemporaneo?” di Giorgio Agamben.
LEGGERE E'...
Elaborare, anche nell’accezione che questa parola ha nella psicoanalisi.

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