"Nella fornace della battaglia s'incrociano, s'affrontano, finiscono i destini di uomini che non si conoscono e che, probabilmente, se si fossero incontrati un anno prima, un giorno prima, sarebbero diventati più amici che nemici, perché quella è l'età dove sbocciano naturalmente più sentimenti d'amore che di inimicizia". Luciano Porta, autore di Amori di guerra e di aeroplani (edizioni Sarnus), ci riporta indietro di un secolo per raccontare la storia del padre Marcello, aviatore nella prima guerra mondiale, e quella dei suoi quattro fratelli negli anni di guerra. Tutto ha inizio nell'allora quartiere popolare di Porta Ticinese, dove ci si immerge in una Milano che non esiste più. "La mia Milano è scomparsa", scrive l'autore con nostalgia, per poi trasferire il racconto al fronte: "Sono tre giorni che sto in questa buca da vivo in un mondo di morti...". Le vicende sentimentali dei cinque protagonisti si alternano e fanno da cornice ai ricordi del sanguinoso conflitto, dove con efficacia, partecipazione e coinvolgimento del lettore sono descritti gli orrori e la vita sul fronte della Grande Guerra. Le parole di Porta sembrano fermare il tempo e fanno rivivere amori, speranze, passioni di una generazione bruciata sul Carso. "Ma perché devo morire, io non lo voglio, rivoglio la mia vita, la vita da chi me l'ha voluta rubare... Non ho visto Gorizia, ma non me ne frega più niente, vorrei aver visto mio figlio, ma chissà per quanto tempo ancora lo dovrò aspettare nei cieli di queste dannate montagne".

L'autore, milanese di nascita, ha 77 anni e vive a Firenze, dove lavora nel mondo del commercio. Da sempre appassionato di scrittura, ha ricostruito le vicende del libro basandosi su lettere e foto d'epoca, ma soprattutto attingendo alle innumerevoli storie raccontate in famiglia che hanno tenuto viva nel tempo la memoria del padre e degli zii.