“La goliardia è un vivaio di esperienze e di gioia”. Intervista a Giuliano Catoni

il 20/01/2014 - Redazione

“Non vi è tranquillità per noi se non quella che il mondo ci può offrire. Noi siamo gli ultimi romantici di sempre, poiché siamo ancora i Goliardi dei secoli”. Così sanciva negli ultimi versi il Sancta Goliardia vergato al Caffè Florian di Venezia, parole che dicono tutto quello che c’è da sapere sui goliardi e sulla loro storia ormai più che centenaria. Proprio ieri questa storia ha preso nuovamente vita attraverso la Passeggiata d’autore che ha attraversato tutta Siena, sotto la guida sicura e attenta di Luca Virgili e Giuliano Catoni. E’ proprio quest’ultimo a illustrarci questo appassionante viaggio nella storia.

Professore da dove ha origine la storia della Goliardia senese?
«E’ una storia molto antica si arriva addirittura al Medioevo, con influenze che derivano anche dalla Germania e che trova un luogo di nascita ufficiale a Bologna. Da questo punto di vista la nostra non è una passeggiata cronologicamente perfetta, ma tocca tutti i luoghi cardine dello sviluppo di questa storia».
Quali sono questi luoghi?
«Il ritrovo non poteva che essere alla Lizza, dove nel 1799 i goliardi piantarono un ciliegio appena sradicato per accogliere i soldati francesi che stavano arrivando per portare libertà, uguaglianza e fraternità; volevano che trovassero da subito l’albero della libertà già piantato. Poi c’era il Teatro della Lizza, costruito a metà ‘800 dove si tenne la prima operetta nel 1903, “La fuga di Angelica” di Momo Giovannelli e Wolfango Valsecchi, che ebbe uno strepitoso successo. La tappa successiva è poi Via della Sapienza, dove si trovava la Casa della Sapienza al cui interno vivevano circa 30 scolari e dove venivano organizzati spettacoli. Subito dopo Piazza Indipendenza col Teatro dei Rozzi e tanti ricordi annessi, a partire dal 1928 quando vi fu rappresentata “Pia dei Tolomei”, con un passaggio fondamentale per la storia dei goliardi: da lì in avanti infatti anche le parti femminili vennero interpretate da uomini. Ai tempi della Casa della Sapienza c’erano anche altre manifestazioni ludiche, capitava di frequente che i goliardi chiudessero la strada e poi chiedessero un pedaggio per poter poi andare a cena. Un altro aneddoto è quello relativo alle cosiddette ‘pugnate’ o ‘pallonate’, le sfide che vedevano i goliardi e gli sviati gli uni contro gli altri in Piazza del Campo; a volte affrontandosi con un pallone simile a quello del rugby a volte direttamente a mani nude. Il passaggio successivo è poi alla Conca d’Oro, col ricordo del ‘bombardamento di Perugia’ del ’52 quando, a seguito del furto dello stemma del Princeps da parte dei perugini, i goliardi lanciarono da un piccolo aereo fave e ghiande su Perugia. La passeggiata continua poi all’Ateneo, con il monumento commemorativo di Curtatone e Montanara, altro passaggio chiave della vita dei goliardi, per poi arrivare al Teatro dei Rinnovati e in Piazza del Campo. In quest’ultima un aneddoto è legato a quando ero Princeps e fu messo in scena il processo alla maga Merlina, ovvero alla legge Merlina, dichiarandola colpevole».
Qual è secondo lei il vero significato della parola goliardo?
«Questa parola significa soprattutto affrontare il periodo degli studi con un certo spirito, che è di gioia e può essere vissuto appieno solo nel periodo in cui si frequenta l’università. La goliardia è un fenomeno di costume che coniuga momenti di divertimento con quelli di una partecipazione impegnata alla vita universitaria. Oggi goliardia ha assunto un significato quasi dispregiativo, ma in realtà è un vivaio di esperienze per lo studente, persino i termini licenziosi che vengono usati devono avere origini erudite, rifacendosi a testi e tradizioni scritte».

Francesco Anichini

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