“Appena sveglio, ancora in pigiama, mi metto subito alla scrivania e inizio a lavorare; prima leggo quello che ho scritto il giorno prima e poi, se mi piace, vado avanti a scrivere contento”. Questo è l'inizio tipo della giornata di un premio Nobel per la letteratura. Orhan Pamuk, ospite d'onore della Fiera del libro svela così i segreti del suo lavoro.
“Nella scrittura non sono molto veloce ma costante. Dall’età di 22 anni, quando decisi di fare lo scrittore, ogni giorno scrivo sempre un po’, magari poco e con lentezza ma tutti i giorni. Ho bisogno di calma e trovo questa condizione la mattina. Ho anche l’abitudine a non leggere mai i giornali né le email prima delle 15. Sono sempre così pieni di brutte notizie che mi arrabbio e ne rimango ossessionato. Meglio lavorare dopo aver sognato”.
A questo punto il pubblico della Fiera, che per vedere il premio Nobel aveva fatto una fila di ore per poi gremire il salone dei cinquecento, è soddisfatto e si scioglie in un caldo applauso.
Ma lo scrittore turco è in vena di confidenze e così racconta il rapporto con la sua biblioteca, ereditata dal padre. Una storia che già aveva raccontato il giorno della proclamazione del Nobel. “Mio padre aveva ereditato una biblioteca straordinariamente ricca e molto attenta agli scrittori turchi da suo padre che voleva diventare poeta. Io dunque devo ringraziarli perché ho avuto la possibilità di nutrirmi di letteratura già in casa e sin da giovane. È una sensazione speciale quando prendi un libro dalla biblioteca di tuo padre. È come rubare a lui un po’ di intimità e conoscerlo meglio, attraverso i suoi libri. E poi, quando veniva nella mia stanza per cercare i suoi volumi quasi mi riprendeva “ah, è qui il mio libro!”, diceva scherzando. E tra noi si creava una complicità tutta speciale”.
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