La carezza dell’uomo nero. Un’inedita Toscana fa da sfondo al thriller di Sabine Thiesler

il 21/06/2010 - Redazione

Un pugno nello stomaco, di quelli che levano il respiro. Già il titolo del romanzo della scrittrice tedesca Sabine Thiesler, “La carezza dell’uomo nero” (Baldini & Castoldi Editore), è incisivo; ricorda le vecchie ninne nanne che hanno traumatizzato (e forse continuano tuttora a farlo) intere generazioni di bambini, vissuti con l’incubo dell’uomo nero pronto a tenerli con sé per un anno intero. Di pagina in pagina l’adrenalina cresce fino a livelli inimmaginabili e più si prosegue nel racconto - portato avanti su un doppio livello temporale tra presente e passato – più aumentano la rabbia, lo sgomento, il disgusto. L’argomento non è di quelli facili ma la Thiesler non scade mai nella banalità e non si concentra su dettagli morbosi. Tratteggia anzi la psicologia dei personaggi in modo da farci cogliere nitidamente le loro emozioni e la loro dimensione interiore.
L’uomo nero della storia, Alfred Fisher, è un pedofilo assassino. E poco importa se ha avuto un’infanzia complicata, priva d’amore e serenità. Per lui non si può provare compassione; un sentimento che è giusto riservare esclusivamente alle sue piccole vittime. L’autrice è brava nel farci vedere con gli occhi di Alfred e capire con il suo cuore e, forse proprio per questo, per lui non si può che provare odio. Un odio in parte soddisfatto dal finale inaspettato.
La narrazione prende piede in Germania per poi spostarsi in Italia, sulle dolci colline toscane dove nasce il vino Chianti; un’ambientazione idilliaca, descritta in modo impeccabile, fortemente in contrasto con quanto accade. E per chi vive poco lontano dai posti descritti – al confine tra le provincie di Siena e Arezzo, tra Castelnuovo Berardenga, Bucine e Montebenichi - fa uno strano effetto leggere che lì un “collezionista di bambini” si è aggirato indisturbato. Si tratta di un’opera di fiction, certo, ma ci ricorda che il male è sempre in agguato e purtroppo non sempre è riconoscibile.

Il romanzo - Berlino, 1986. Benny non ha il coraggio di far firmare due brutti voti alla mamma e marina la scuola. Sa che non deve dar retta agli sconosciuti, ma quando Alfred lo soccorre da due ragazzi che vogliono derubarlo si fida istintivamente di lui. Dopo due giorni, Benny viene ritrovato in una casupola alla periferia della città: è seduto a un tavolo e i suoi capelli sono stati pettinati con cura sulla fronte, sembra ancora vivo ma in realtà è morto da almeno diciotto ore. Anche a lui è stato strappato il canino destro superiore, post mortem. Come a Daniel, tre anni prima; come a Florian, tre anni dopo. La polizia non ha la minima idea di chi sia il colpevole. Poi, inspiegabilmente, la serie degli omicidi si interrompe.
Toscana, 1994. Durante le vacanze, Anne e Harald vivono l’incubo peggiore di ogni genitore: in una sera come un’altra, a pochi giorni da Pasqua, loro figlio Felix sparisce senza lasciare traccia e a loro non resta che tornare in Germania.
Toscana, 2004. Ancora divorata dal dolore, Anne ritorna nel luogo in cui Felix è scomparso. Affascinata da un rudere isolato in una valle solitaria, lo acquista da un uomo affabile e carismatico, illudendosi di poter trovare un indizio su cosa sia successo, ma dopo dieci anni tutto sembra perduto. Eppure qualcosa in quel luogo risveglia i suoi incubi. Qualcuno ha visto, ma non può raccontare.

Simona Trevisi

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