La carezza dell’uomo nero, Siena e il Chianti fanno da sfondo al thriller di Sabine Thiesler

il 10/08/2010 - Redazione

Brividi in provincia di Siena: è arrivato l'uomo nero e ha un aspetto affabile, sorridente, insospettabile. E' questo il succo che si spreme dalla lettura de “La carezza dell'uomo nero” (Baldini Castoldi Dalai), monumentale volume di oltre 500 pagine da leggere tutte d'un fiato e uscite dalla fantasia della scrittrice tedesca Sabine Thiesler. La sfida viene lanciata immediatamente: non c'è alcun dubbio sull'identità dell'assassino, sparato in cinerama fin dalle prime battute, diretto come un pugno nello stomaco. Il mostro, di cui si apprendono sia il nome che il cognome, adesca bambini dall'aspetto delicato e indifeso, conquista la loro fiducia, li avviluppa nella sua tela e poi si nutre della loro paura quando si accorgono di essere caduti nella trappola, respira la loro adrenalina, poi li uccide e strappa loro un dente, il canino superiore destro, da tenere come eterno souvenir. Pedofilo e assassino: nessuna caratteristica può suscitare maggiore disprezzo nell'osservatore esterno, il quale però, con un colpo di mano inaspettato, viene condotto dalla Thiesler nel passato del maniaco. E qui, al cospetto di quanto gli è accaduto nel corso della sua fanciullezza, bimbo vittima dell'assenza di amore da parte di una madre che non lo voleva e lo ha sempre rifiutato in maniera aspra e tagliente, scatta una sorta di solidarietà e comprensione che contrasta, in un crescendo di agrodolce, con il disgusto provocato dalle sue perversioni. Ed è questo sapore disarmante che accompagna la lettura e invita a non interrompersi sul più bello.

Un inedito Chianti - Dopo una catena di delitti consumati in Germania, il serial killer decide di trasferirsi in Italia, dove si diletta nella ristrutturazione di casali diroccati nella campagna senese, da rivendere a prezzi irrisori quando ritiene di essersi annoiato o di aver voglia di misurarsi con un nuovo rudere. E' in questo scenario che adocchia il piccolo Felix, baby tedesco in vacanza, lo rapisce, lo fa sparire, provocando la disgregazione della sua famiglia e l'arrivo, 10 anni dopo, della madre del bambino, che non si è mai rassegnata e che vuole tornare nei posti dell'orrore per cercare di capire cosa può essere successo. E così, da Siena fino al Valdarno aretino, da piazza del Campo a Montevarchi passando da Castelnuovo Berardenga, è un’immersione in apnea in un Chianti stranamente popolato da residenti di nazionalità germanica. Un’incongruenza che un po’ stona, ma a chiarirla ci pensa la traduttrice del romanzo, Helga Rainer: “Forse l'autrice ha aggirato l'ostacolo della lingua rendendo la comunicazione tra i personaggi più verosimile, ma è probabile che abbia ceduto a una vena un po' «nazionalistica», approfittandone per concentrarsi sui tedeschi che vivono in Toscana. Del resto lei stessa abita lì”.

Thriller mozzafiato - Tra i boschi e la vita rurale del territorio, si intreccia un sottile gioco degli equivoci, che mette la donna faccia a faccia con il carnefice e fa in modo che i due vadano d'accordo e che l'uomo sia per lei un importante punto di riferimento. Tra muri crollati da riportare a nuova vita, boschi e ruscelli, mulini che hanno visto accadere cose orribili, piscine che nascondono segreti inenarrabili, pozze d'acqua piene di animali infernali e sospetti che aleggiano ovunque sulla testa delle persone sbagliate, sarà una creatura selvaggia e poetica, in grado di pronunciare solo la parola "Allora", a recitare un ruolo decisivo per la soluzione dell'enigma che attanaglia da anni quella parte di Toscana e che ha richiesto un prezzo, in fatto di vittime, decisamente troppo alto. E chi tirerà un sospiro di sollievo quando finalmente l'uomo nero verrà catturato, non permetta alla tensione di calare: troppo forte potrebbe essere il tuffo al cuore per un finale inaspettato e che susciterà approvazione selvaggia, pur essendo “not politically correct”. In un viaggio così contrastante, fatto di odio e comprensione, gioia e dolore, l'ultima riga non poteva che essere così.

Marco De Candia

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